Granchio Blu, Coldiretti: “In pericolo la sopravvivenza delle imprese della pesca e dell’acquacoltura”

Di Loreto: “Questa specie non ha ancora predatori naturali nel nostro Mar Mediterraneo"

Dalla maremma alla Versilia passando per la riviera apuana, Marina di Pisa e la laguna di Orbetello, il granchio blu si sta impadronendo velocemente delle coste toscane. Si moltiplicano gli avvistamenti e le catture dei pescatori così come i danneggiamenti alle attrezzature di pesca, in particolare alle reti che vengono tagliate dalle sue potenti chele, del killer dei mari che arriva dalla sponda occidentale dell’Oceano Atlantico e che sta mettendo in serio pericolo biodiversità marina e la sopravvivenza delle imprese delle pesca e dell’acquacoltura.

A denunciarlo è Coldiretti Toscana preoccupata per le gravi conseguenze sull’economia del mare dell’invasione di questa specie molto aggressiva che divora tutto quello che trova, dai molluschi ai pesci, dagli avannotti alle uova. “Il granchio blu non ha in questo momento predatori naturali nel nostro Mar Mediterraneo. L’unica specie candidabile, oltre all’uomo, potrebbe essere il polpo che deve però ancora abituarsi a questo nuovo inquilino dei nostri mari – spiega Danilo Di Loreto, responsabile Impresa pesca Coldiretti Toscana – Fino allo scorso anno gli avvistamenti e le catture erano molto contenute. In un anno il quadro è completamente mutato. Ormai è presente su quasi tutte le nostre coste e rappresenta un pericolo”.

Per contenere la proliferazione del granchio blu, spinta dal caldo e dai cambiamenti climatici, il Governo ha approvato all’interno del decreto Asset lo stanziamento di 2 milioni e 900mila euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura ed al suo smaltimento. “La prima importante azione che dobbiamo mettere in campo è arrivare presto ad una prima stima dei danni alle attrezzature e alla mancata produzione per capire anche la portata di questo fenomeno e per garantire rapidi ristori alle imprese. E poi passare all’azione contenendo la proliferazione con pesche mirate laddove si riproducono. Abbiamo proposto, nell’incontro al Masaf di approfondire da parte della ricerca i criteri per rallentare la proliferazione del granchio alloctono – spiega ancora il responsabile regionale di Impresa pesca Coldiretti Toscana – Ma può essere anche una opportunità per il settore della ristorazione, della vendita dove già oggi, in alcune zone, si possono trovare ad un prezzo di 8 euro al chilo, e della trasformazione visto che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, è un prodotto molto richiesto ed apprezzato. Lo peschiamo qui e lo esportiamo nei paesi da dove è arrivato facendocelo pagare sotto forma anche di sughi e preparati. E’ quindi importante creare un nuovo mercato”.

Una minaccia per la sopravvivenza per le 600 imprese della marineria regionale – conclude Coldiretti Toscana – già duramente colpiti dai rincari del gasolio che spingono al minimo la sostenibilità economica di questa difficile attività, dalle importazioni dall’estero e dal tentativo da parte dell’Ue di abolire la pesca a strascico entro il 2030 che rappresenta il colpo da ko per una imbarcazione su 3.

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