Le bizze del meteo penalizzano il grano toscano

Resa inferiore del 10% mentre continua ad aumentare il prezzo della pasta

Resa del grano in calo per via del maltempo e prezzi della pasta in rialzo a causa delle speculazioni. Un doppio allarme quello che arriva da Coldiretti.

L’arrivo bella stagione ha messo in moto le trebbiatrici nelle campagne della Toscana dopo che il maltempo e le piogge abbondanti delle ultime settimane avevano impedito l’accesso ai terreni ritardandone l’avvio e scombussolando i piani degli agricoltori. Le prime verifiche confermano le preoccupazioni della vigilia: si raccoglierà meno tra il 5% ed il 10% per il grano duro e del 10% per il grano tenero a causa principalmente di rese inferiori dovute alle eccessive precipitazioni che hanno “slavato” le spighe ma anche dei diffusi fenomeni di allettamento.

Gli effetti di una pazza primavera non hanno risparmiato nemmeno la cerealicoltura. A tracciare un primo bilancio della mietitura sono Coldiretti Toscana e Consorzi Agrari d’Italia – Consorzio del Tirreno quando in regione le operazioni di raccolta hanno già interessato più di un terzo degli oltre 90 mila ettari seminati a frumento duro e tenero. “La stagione era partita benissimo con fioriture belle e copiose. Poi è successo quello che nessuno di noi si aspettava a maggio con il 65% in più di precipitazioni rispetto alla media storia accompagnate da frequenti perturbazioni, anche violente, che hanno compromesso la maturazione regolare delle spighe. – spiegano Coldiretti Toscana e Cai Consorzio del Tirreno – L’andamento delle rese è molto variabile da area ad area e a seconda del periodo di semina”.

Il calo dei raccolti è stato accompagnato dal taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi del 40 % rispetto allo scorso. Di contro è aumentato il prezzo medio della pasta al consumo che a maggio, secondo l’Osservatorio dei prezzi del ministero del Made in Italy considerando la piazza di Firenze provincia rispetto ad un anno fa, ha registrato un incremento del 50% passando da 1,45 euro a 2,18 euro al chilogrammo mentre quello del pane fresco del 3% mentre agli agricoltori il grano viene sottopagato 33 centesimi al chilo. I ricavi non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese con l’abbandono di buona parte del territorio.

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