Grande pubblico al Palatagliate per il tricolore pesi leggeri di boxe: Demollari sconfitto ai punti foto

Un match di questo calibro mancava da 69 anni. Il ricordo dell'ex presidente Fip Alberto Brasca

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    Titolo italiano pesi leggeri, niente da fare per Marvin Demollari. Il pugile lucchese ha perso ai punti la sfida con Fathé Benkorichi al Palatagliate di Lucca.

    Si è tornati a combattere a Lucca per un titolo dopo 69 anni. L’ultimo match data 1 maggio 1952 quando allo stadio Porta Elisa Ivano Fontana vince per ko tecnico alla nona ripresa contro lo spezzino Gino Campagna.

    Grande comunque la soddisfazione della Pugilistica Lucchese che ha organizzato la serata ed ha visto un proprio pugile per combattere per un titolo tricolore.

    Notevole la rappresentanza istituzionale a bordo ring: c’era l’assessore allo sport Stefano Ragghianti e il consigliere delegato alle politiche giovanili Daniele Bianucci. C’era anche l’ex presidente della Federazione Italiana Pugilato, Alberto Brasca: “Fa un po’ impressione dirlo ma io sono l’unico spettatore che è stato presente a entrambi gli eventi. Nel primo, quello del ’52 ero un bambino, accompagnato da mio padre, ma mi ricordo tutto con esattezza: il ring posto sul prato vicino alla tribuna coperta, l’ingresso di Fontana con un accappatoio scuro, l’avvio del match con il sinistro del lucchese inesorabile come un fioretto sul volto di Campagna, la sua progressiva demolizione e poi la fine, al nono round, piegato in due all’angolo alla mia sinistra lato Tribuna con l’arbitro vestito di bianco che si interponeva tra i due interrompendo l’ormai impari lotta. Di più. Mi ricordo anche il contorno dilettantistico, almeno in parte, con le vittorie dei lucchesi (allievi del mitico maestro Vincenzo Martinelli) Gino Polizzi, Aldo Tarabella e Romano Volpi e la sconfitta inattesa per ko del giovane e imbattuto Piero Cosmi ad opera di Federico Friso di Padova, che avrebbe poi avuto un discreto successo anche tra i professionisti. Tutti questi pugili lucchesi, tutti di 10-15 anni più grandi di me, li avrei ritrovati 7 o 8 anni pà  tardi in palestra, io all’inizio di una modestissima carriera e loro ormai agli sgoccioli della loro”.

    “Che dire? Da un lato sono orgoglioso della mia memoria ancora lucida – conclude – ed anche di questa mia così lunga e costante passione per la boxe. Dall’altro sono quasi sorpreso di questa mia oggettiva vecchiezza, di cui talvolta mi dimentico (o faccio finta di dimenticarmi) anche se vedo ogni mattina allo specchio tutte le pieghe della mia pelle e sento le gambe sempre più stanche, ormai incapaci di correre e saltare la corda, come sapevo fare fino a non molto tempo fa. Non importa. La vita scorre inesorabile, i ricordi sono però immobili ed eterni. E i ragazzi che vedo oggi sul ring sono la vita che continua, e crea il futuro con rinnovato vigore e immutata passione”.

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