Contributi a fondo perduto per gli empori di comunità, on line il bando

Tra i requisiti nei negozi dovranno essere garantiti almeno l’80 per cento dei servizi di pubblica utilità

Arrivano i contributi a fondo perduto per dar vita ad empori di comunità che siano anche sportello per servizi di pubblica utilità: diecimila euro per ogni progetto, che dovrà essere avviato entro trenta giorni dalla comunicazione di ammissione al finanziamento e concludersi entro dodici mesi. A disposizione c’è già un milione di euro (fondi europei Fesr impegnati dalla Regione), ma le risorse saranno ulteriormente integrate fino a cinque milioni.

Il bando, proposto dall’assessore all’economia Leonardo Marras, è stato pubblicato sul sito di Sviluppo Toscana stamani, giovedì 14 gennaio: un bando del tipo cosiddetto a sportello, dove cioè i progetti saranno finanziati in base all’ordine di presentazione. La raccolta delle domande sarà infatti chiusa alle 17 del secondo giorno successivo a quello di raggiungimento delle risorse disponibili e la richieste arrivate dopo l’avviso di esaurimento dei fondi a disposizione potranno essere finanziate solo limitatamente alle risorse liberate per la non ammissione di alcune domande o in caso si rifinanziamento dell’intervento.

L’obiettivo del bando è quello di rivitalizzare le aree marginali e favorire la nascita di strutture polifunzionali nelle aree interne e nei comuni montani e insulari, per potenziare l’offerta di prodotti e servizi alla collettività e contrastare dunque lo spopolamento di quei territori accrescendone la qualità della vita.

Possono presentare domanda micro, piccole e medie imprese, nonché liberi professionisti o cooperative di comunità. Per godere del contributo sarà necessario commercializzare nelle emporio prodotti di prima necessità come pane, frutta e verdura, alimenti confezionati come riso, pasta, zucchero, farina, olio, legumi, caffè e confetture, acqua ed altre bevande, detersivi e pulitori, carta casa e avvolgenti, prodotti anche da banco frigo come uova, latte, burro, salumi, formaggi e prodotti per l’igiene personale. Inoltre dovranno essere garantiti almeno l’80 per cento dei servizi di pubblica utilità riconosciuti come attivabili dal Comune di riferimento e contemplati in un elenco che annovera le prenotazioni di visite specialistiche, la prenotazione per prelievi ed esami, la consegna a domicilio dei farmaci e di altri presidi sanitari, il ritiro dei referti e certificati anagrafici, il ritiro e la spedizione di pacchi postali, l’invio di resi e-commerce, il pagamento dei bollettini postali, la ricariche di carte di credito, il pagamento delle bollette, del bollo auto e moto, le ricariche telefoniche, il pagamento dei ticket e di servizi comunali come scuolabus, mensa, asilo nido o lampade votive ad esempio.

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