“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno foto

Cgil, Uil e Usb vorrebbero portare a un tavolo la questione del tempo di vestizione: "Dovremmo parlare di qualcosa come 7 o 10 giorni di lavoro all'anno"

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    “Possiamo discutere di ogni aspetto della vicenda, ma prima ci si deve sedere intorno a un tavolo. Al momento Aquarno nega ogni relazione”. Sono scesi in strada di fronte al depuratore lavoratori e rappresentanti sindacali di Cgil, Uil e Usb sulla questione dei tempi per la vestizione. Il presidio, ben visibile lungo via del Bosco, ha visto i lavoratori riuniti a fine turno in occasione delle quattro ore di sciopero indette per la giornata di oggi (8 maggio).

    “Siamo stati costretti – hanno spiegato i tre rappresentanti sindacali Alessandro Conforti (Filctem Cgil), Massimo Marino (Uiltrasporti Uil) e Simone Selmi (Usb Lavoro Privato) – a organizzare questa protesta dopo che per mesi abbiamo chiesto un’incontro all’azienda, che ancora oggi rifiuta ogni tipo di relazione e discussione sul tema. Non abbiamo mai potuto intavolare un dibattito su quello che innanzitutto è un diritto dei lavoratori, riconosciuto anche dal contratto nazionale, ma è anche una questione che riguarda l’Inail e la sicurezza”. “Se ogni lavoratore – chiede Conforti – è costretto ogni giorno a venire 10, 15, 20 minuti prima a lavoro per potersi vestire e mettere i dispositivi di scurezza e una volta succede qualcosa, formalmente fuori dall’orario pattuito di lavoro, come la spieghiamo poi? Stiamo parlando di dispositivi di sicurezza tassativamente obbligatori, che non possono essere portati a casa o da casa, con una procedura ben precisa di vestizione e dismissione degli abiti, che devono avvenire in un luoghi separati e non possono uscire all’esterno”.

    La vertenza riguarda in tutto più o meno 60 lavoratori dei circa 100 impiegati nelle tre strutture del Consorzio. “La cosa indecente è che per alcuni di questi 60, appartenenti magari ad un piccolo settore, questi pochi minuti sono invece riconosciuti – sottolinea Marino -. Si va come sempre a dividere i lavoratori su un tema importate”. Di qui la protesta per chiedere che in qualche modo questi 10 o 20 minuti prima e dopo l’orario di lavoro vengano formalmente riconosciuti in qualche modo. “Anche perché si parla di mansioni e operazioni di vestizione legate a delle linee guida che sono state oggetto di un’interpellanza al Ministero del Lavoro” precisa Selmi.

    Sciopero la cui adesione, secondo le sigle sindacali, è stata “pressoché totale”, eccezion fatta solo per coloro che per i motivi legati ai servizi essenziali (la depurazione della porzione di reflui provenienti dal settore pubblico e non dalle concerie) devono rimanere a salvaguardia delle strutture per l’attività minima dell’impianto.

    “Il luogo in cui dobbiamo timbrare è almeno a 400 metri dal luogo in cui ci vestiamo. Fra entrare, vestirsi e timbrare, tutti noi siamo costretti ad arrivare a lavoro prima dell’orario” si sfoga uno dei lavoratori. “E stiamo parlando di vestiti, lo ripeto, legati ad un preciso protocollo di sicurezza che i lavoratori non possono ignorare – specifica Conforti –. Di fronte a tutto questo l’unico modo di risolverla secondo noi è discutere con l’azienda una soluzione”.

    Riconoscimento che per le sigle sindacali potrebbe essere di vario genere, entro un ampio spettro di opzioni, anche forfettarie. “Secondo i nostri calcoli, coi vari minuti che si assommano ogni giorno, dovremmo parlare di qualcosa come 7 o 10 giorni di lavoro all’anno – dicono i sindacalisti –. Tutto è possibile nel riconoscimento di questo diritto, ma prima ci deve essere il riconoscimento da parte dell’azienda ad un confronto“. Al momento, invece, della questione i sindacati hanno potuto solo parlare tramite Pec, per chiedere incontri che l’azienda “si è rifiutata di concedere”. “E’ chiaro – aggiunge Marino – che di fronte a questo atteggiamento l’azienda non può aspettarsi di relazionarsi con noi su nessun’altro tema. Finchè non discutiamo di questo argomento non andiamo avanti nelle relazioni”.

    All’attivo i sindacati hanno ancora una metà del pacchetto di ore di sciopero proclamate all’apertura dello stato di agitazione. Dopo le quattro ore di oggi, a breve potrebbero seguirne altre quattro. “Aspetteremo un altro paio di settimane sperando che dall’azienda qualcuno batta un colpo – aggiunge Conforti –. Ma è chiaro che se saremo costretti utilizzeremo tutti gli strumenti di cui siamo capaci. Una nuova protesta o anche l’azione legale”.

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