Lotta alle disuguaglianze, è dedicata a Don Milani la Festa della Toscana 2023

Ad aprire la seduta oggi (30 novembre) insieme al presidente Mazzeo l'arcivescovo Giuseppe Betori, l'imam Izzedin Elzir e Gad Fernando Piperno, rabbino capo della comunità ebraica di Firenze

Al suono delle chiarine, seguito dall’inno alla Gioia e dall’inno di Mameli, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha aperto oggi (30 novembre) al cinema la Compagnia a Firenze, la seduta solenne della festa della Toscana dal tema I care, la Toscana dei valori umani e della lotta alle disuguaglianze a 100 anni dalla nascita di Don Milani.

Dopo un ringraziamento a Silvana Sciarra, presidente emerita della Corte costituzionale, e a Rosy Bindi, presidente del Comitato delle celebrazioni per il centenario di don Milani, Mazzeo chiama sul palco il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze; Izzedin Elzir, imam della città di Firenze e Gad Fernando Piperno, rabbino capo della comunità ebraica di Firenze. Nella sala gremita di autorità civili, militari e religiose, di molti sindaci e studenti, dei componenti dell’Ufficio di presidenza, il presidente Mazzeo afferma: “Avervi insieme a noi sul palco è un’ulteriore testimonianza che la Toscana è sempre stata e sarà una terra di dialogo, accoglienza e pace; e la vostra presenza insieme qui nel solco di un grande sindaco, Giorgio La Pira, è un messaggio di speranza che date a ciascuno di noi per la costruzione di un mondo di pace”.

“Per attualizzare questa giornata – ha detto Elzir – è stata collegata a Don Milani” ed è giusto “mettere in pratica i suoi valori, partendo dai diritti umani e dalla scuola. La pena di morte è stata abolita per prima dalla Toscana e poi più o meno da 123 paesi. Riguardo alla pena di morte, come comunità islamica, più di 15 anni fa abbiamo scritto una lettera al mondo arabo – islamico perché, sebbene non possiamo cancellarla perché fa parte della fede religiosa, possiamo però chiedere una moratoria perché la vita umana è sacra e non può essere toccata”.

E ancora, “ci sono centinaia di guerre nel mondo e questo vuol dire che non abbiamo fatto abbastanza”. Il richiamo è a continuare il dialogo interreligioso, molto attivo in Toscana, a “cessare il fuoco per salvaguardare la vita umana e a continuare il dialogo della pace”. Il ricordo poi di Don Milani che “ha aperto la mentalità ad ognuno di noi: abbiamo bisogno di questa apertura di cuore per accogliere l’altro, per considerarlo uno di noi e difenderlo”. Ribadendo l’importanza della scuola, EIzir ha concluso ricordando che la “scuola non solo deve dare formazione, ma deve aiutare i giovani a riflettere, perché loro sono il nostro futuro, ma anche il nostro presente”. 

Con una notazione personale ha aperto il suo intervento il rabbino capo della comunità ebraica di Firenze, Gad Fernando Piperno: “Da ricerche che ho fatto, il mio antenato Vitale Finzi era qua il 30 novembre 1786, quindi porto dentro di me l’esperienza di questo grande momento del passato. La Toscana è un territorio in cui le comunità ebraiche sono state e sono un fattore non indifferente – ha detto Piperno – Firenze, Pitigliano, Livorno, Siena, Pisa sono luoghi che rappresentano centri di cultura che si distinguono per l’influenza ebraica e allo stesso tempo attraggono il mondo ebraico per la loro toscanità”.

“La simbiosi tra ebraismo e toscanità – continua Piperno – mostrò uno dei suoi apici nel Mugello di Don Milani quando con le leggi razziali tante famiglie, a rischio della vita dei loro componenti, salvarono un gran numero di ebrei dalle stragi nazifasciste. Siamo consapevoli di essere parte attiva e integrante di questa regione e per questo ci sentiamo in festa”. Poi, il ricordo di Don Milani e della sua opera a Barbiana con “l’idea di una scuola che preveda la collaborazione prima della selezione, in cui la meritocrazia non sia sinonimo di esclusione per reddito, un’istruzione che non sia proprietà dei più abbienti, ma possa rappresentare un ascensore sociale anche per i più disagiati”.

Piperno ha citato un testo ebraico che rappresenta gli obiettivi della scuola di Milani: “Queste sono le cose dei cui frutti un uomo gode in questo mondo, ma il capitale rimane valido nel mondo futuro: il rispetto dei genitori, la beneficenza e il portare la pace tra un essere umano e il suo prossimo, ma lo studio dei valori vale quanto tutte le altre messe insieme”.

Il cardinale Giuseppe Betori è intervenuto ribadendo il “compiacimento per la scelta di dedicare questa edizione della Festa della Toscana a don Milani e per aver voluto coinvolgere gli studenti in questa memoria. Il titolo dato a questa festa richiama tre componenti essenziali della persona e della testimonianza di don Milani: la presa in carico delle vicende umane delle persone e della società racchiusa nell’espressione I care; la promozione della persona e della dignità che le è assicurata dai suoi diritti e vissuta nella responsabilità dei doveri, e la lotta alle diseguaglianze tramite una concreta formazione della persone per la loro piena cittadinanza e il loro ruolo consapevole e attivo nella società civile e nella comunità religiosa. Queste finalità, nel pensiero di Milani, sono raggiungibili solo attraverso il possesso della parola”.

Poi, uno sguardo al presente: “In questi giorni segnati dalla violenza che divide i popoli e fa ostacolo al cammino verso la pace che tutti auspichiamo per la gente di Israele e di Palestina dobbiamo farci carico delle ragioni dell’altro e promuovere la dignità di tutti nella giustizia e nella libertà. Sono queste le strade indicate da don Milani e sono le strade della pace. Formare cittadini consapevoli, abbattere l’ignoranza e dare ai poveri la parola – ha concluso – è stato il modo in cui Milani ha compiuto la sua missione di prete che aveva visto in anticipo l’emergenza educativa che oggi tanto ci preoccupa”.

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