Migranti è ancora scontro Regione-Governo

Piantedosi: “Toscana esempio di malfunzionamento”. La replica: “Difendiamo l’accoglienza diffusa”

È ancora scontro tra Roma e Firenze sull’accoglienza ai migranti dopo le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che in aula al Senato, durante il question time, ha citato la Toscana “come esempio di ‘malfunzionamento’ nell’attuale sistema di accoglienza dei migranti”.

A replicare al titolare del Viminale sono gli assessori Stefano Ciuoffo, Serena Spinelli e Monia Monni. “Il modello per la gestione dell’accoglienza dei migranti che il governo Meloni ha impostato serve esclusivamente a scaricare le tensioni sui territori, sulle amministrazioni locali e sul tessuto associativo e legato al mondo del volontariato. Ciò che deve essere fatto, e che è stato finora scientificamente disatteso per ragioni di mero interesse politico ed elettorale, consiste nel mettere maggiori risorse per ampliare il modello di accoglienza integrata, il cosiddetto Sai, e permettere così ai territori una gestione diffusa, per gruppi numericamente contenuti, a cui siano dati servizi di estrema necessità, come la mediazione culturale, l’insegnamento della lingua e l’assistenza psicologica”.

“La Toscana – aggiungono Ciuoffo, Spinelli e Monni – ha strutturato negli anni questo modello, basato sull’accoglienza diffusa, e non intende tornare indietro. Sta facendo la propria parte, tenendosi in raccordo con la prefetture e le amministrazioni locali, ma non accetta che sia falsificata per ragioni di carattere politico la realtà delle cose. Sulla pelle delle persone si dovrebbe avere almeno la buona creanza di non speculare politicamente, ma di adoperarsi mettendo al centro l’interesse unico della persona, qualunque essa sia la sua provenienza, il suo colore della pelle o il suo credo religioso. Le parole del ministro – concludono gli assessori regionali – ci confermano un approccio non nuovo, basato sul ‘non governo’ dei flussi e sulla reiterata emergenza, quando siamo dinanzi ad un fenomeno assolutamente strutturale che richiede politiche pubbliche di tutt’altro respiro”

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