Mafia in Toscana, risoluzione Pd e IV: “Informare i cittadini sulle bonifiche e potenziare Arpat negli atti votati dalla Commissione”

Approvati anche tre degli ordini del giorno presentati dai consiglieri di minoranza

Il consiglio regionale condivide integralmente la relazione di maggioranza sui lavori della commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana e impegna gli organi della Regione, per gli ambiti di rispettiva competenza, a recepire le proposte operative offerte dalla relazione di maggioranza anche mediante iniziative condivise“. Questa la proposta di risoluzione presentata dai consiglieri del Partito democratico e di Italia Viva (Vincenzo CeccarelliLucia De RobertisMassimiliano PesciniStefano Scaramelli e Maurizio Sguanci) che l’aula di palazzo del Pegaso ha approvato a maggioranza, registrando il voto favorevole dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva, e quello contrario di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle : 22 voti a favore e 14 contro. Nel dibattito sono intervenuti anche Marco Casucci (Lega), Marco Landi (Lega), Elisa Montemagni (Lega). 

Dopo ampio dibattito, i consiglieri hanno anche approvato tre degli ordini del giorno presentati dai consiglieri di minoranza, sempre collegati alla relazione finale di maggioranza. Il primo, illustrato in aula da Irene Galletti (Movimento Cinque Stelle), è stato approvato all’unanimità, una volta emendato dal Partito democratico e sottoscritto da tutti i firmatari. L’atto impegna l’ufficio di presidenza del consiglio regionale “a recepire, nella prevista proposta di modifica del regolamento dell’assemblea legislativa regionale, disposizioni relative all’organizzazione delle strutture di supporto alle commissioni, ai fini del loro potenziamento anche attraverso il ricorso a qualificate professionalità tecniche”. Stessa espressione di voto anche per l’ordine del giorno sulle bonifiche, illustrato da Elena Meini (Lega). Considerato che i fatti ulteriori che si svilupperanno in ordine alle tematiche oggetto dei lavori della commissione di inchiesta potranno comunque essere oggetto dell’attività istituzionale della commissione ambiente, competente in materia di rifiuti e bonifiche, l’atto impegna “a convocare ed aggiornare sullo stato delle bonifiche le amministrazioni comunali dei territori coinvolti e ad informare tutta la comunità toscana con gli strumenti di informazione e comunicazione previsti per legge”.

Il Consiglio ha votato all’unanimità anche l’ordine del giorno, illustrato da Elena Meini, sul potenziamento di Arpat e degli organismi di controllo. L’atto impegna il presidente della giunta e l’esecutivo regionale “ad operare al fine di garantire ad Arpat, con regolarità, le risorse finanziarie per la programmazione pluriennale, necessarie anche a consentire un’intensificazione dei controlli rispetto a quelli già programmati, confermando gli indirizzi in materia di personale”, contenuti in una risoluzione del 2021. L’aula, infine, con 18 voti contrari e 14 a favore, ha respinto l’ordine del giorno, presentato da Alessandro Capecchi (Fdi), che intendeva impegnare il presidente del consiglio e l’ufficio di presidenza a predisporre le necessarie modifiche, allo statuto e al regolamento interno del consiglio regionale, per attribuire alla commissione controllo specifiche funzioni di monitoraggio e verifica sulle infiltrazioni mafiose in Toscana e alla tutela della legalità. Gianni Anselmi (Pd), nel corso delle dichiarazioni, ha annunciato la non partecipazione al voto sugli atti di indirizzo “per riflettere e dare ruolo all’aula”.

I consiglieri hanno espresso anche la propria posizione nel dibattito sulle relazioni finali. Marco Casucci (Lega) ha voluto sottolineare che nelle relazioni esistono parti che pongono un’attenzione complessiva al fenomeno delle mafie e come sia necessario mettere a punto strategie per combattere le infiltrazioni mafiose. “Per troppo tempo abbiamo legato i fenomeni mafiosi a precisi territori di provenienza – ha detto il consigliere –, mentre le mafie ormai non hanno confini geografici, hanno dimensioni internazionali e hanno un nuovo approccio, sono diventati una sorta di agenzie di servizio del male. I crimini ambientali – ha detto ancora Casucci – sono in espansione anche in Toscana, dalle indagini emerge che sono business e che rispondono agli interessi di molti attori, con il pericolo di un maggior intreccio di interessi trasversali. “Il rischio, acuito dalla crisi, è che la classe imprenditoriale delle piccole e medie imprese sia sostituita da una nuova dirigenza, pronta ad acquistare, che deve ripulire soldi sporchi di sangue. Per questo – ha concluso Casucci – servono azioni per difendere il nostro sistema produttivo e per difendere la cultura della legalità”.

Massimiliano Pescini (Pd) ha detto di condividere quanto contenuto nella relazione illustrata da Lucia De Robertis, perché “è stato fatto lo sforzo di enucleare una serie di fatti e di raccontarli”. Emerge, secondo Pescini, che ci sono stati consapevolezza e rigore in quanto è stato fatto, sia per quanto riguarda il settore ambientale che nel contrasto alle infiltrazioni criminali. La Toscana ha saputo predisporre un’azione legislativa e amministrativa molto seria – ha detto ancora il consigliere –. Siamo convinti che sia necessaria un’azione di contrasto condivisa con tutti coloro, istituzioni e associazioni, che si occupano di combattere la criminalità e incrementare la cultura della legalità. Il modello toscano fa tutto questo e funziona, attraverso le proposte contenute nella relazione possiamo fare ulteriori passi in avanti”.

Marco Landi, portavoce dell’opposizione, ha sottolineato che la questione Keu non è chiusa e che c’è molta preoccupazione. “Si dice che in Toscana la mafia non ha attecchito, ma i fatti dicono altro”, ha detto, ricordando poi gli scambi di accuse tra il presidente della Giunta Eugenio Giani e l’ex presidente Enrico Rossi. “È necessario fare un lavoro politico diverso – ha commentato – ed è grave che l’assessore Monni non si sia vista in aula. Si dice che da parte della Regione c’è stato un comportamento sempre corretto, che cosa sarebbe successo se non fosse stato così, che livello avrebbero raggiunto allora le infiltrazioni mafiose, visto quello che è successo?”.

Elisa Montemagni (Lega) ha affermato di apprezzare che le relazioni abbiano delle parti in comune e che è necessario combattere tutti insieme contro la mafia. “Però dobbiamo ascoltare anche chi, come la Fondazione Caponnetto, dice che la mafia in Toscana c’è, non possiamo dire che non è vero e che abbiamo gli anticorpi – ha commentato –. Il rischio di infiltrazione nel tessuto produttivo esiste e cresce con la crisi, come cresce il rischio usura. Dobbiamo lavorare insieme e per questo sono dispiaciuta dal fatto che l’assessore all’ambiente non sia in aula durante questa discussione. È inaccettabile che la giunta non dica nulla, è una mancanza di rispetto nei nostri confronti e nei confronti dei cittadini. Quello che è avvenuto non deve succedere di nuovo; è vero che siamo tutti portatori di interessi, ma dipende come si fanno le cose. La politica deve essere più realista del re, mettere bene i paletti e non diventare succube di chi è fuori”.

Vincenzo Ceccarelli (Pd) si è detto rammaricato per il fatto che non sia stata trovata un’unica sintesi, ma ha ribadito che “non c’è mai stato imbarazzo e, se c’è stato, è stato spazzato via da quanto emerso dal lavoro della commissione. Non possiamo certo dire che la mafia in Toscana controlli il territorio; certo cerca di insinuarsi dove ci sono affari e soldi, ma la Toscana ha meno infiltrazioni di quanto accada anche in molte regioni del nord e il Pd non è certo amato dai rappresentanti della mafia”. Ceccarelli ha poi evidenziato come la Regione abbia fatto il suo lavoro: Arpat ha effettuato i controlli, gli uffici regionali hanno fatto le diffide e hanno fatto le segnalazioni alla Procura. Anche il passaggio di competenze da Province a Regione “ha fatto sì che ci sia stata un’omogeneizzazione dei comportamenti”. Per quanto riguarda la vicenda dell’emendamento, per Ceccarelli “è chiaro che l’emendamento non c’entra nulla con il Keu” e che le affermazioni fatte da Rossi “volessero riferirsi non alla presentazione dell’emendamento, che era legittima, ma al fatto che esso poteva mettere l’atto a rischio di impugnativa, e per quello è stato successivamente tolto. La relazione di De Robertis – ha concluso il capogruppo –  ha individuato alcune proposte precise per contrastare le infiltrazioni mafiose, tra cui quella di far operare celermente l’osservatorio sulla criminalità rafforzato nelle sue competenze”.

Elena Meini (Lega)presidente della commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana, nella sua replica finale ha voluto precisare di “aver agito sempre nella massima trasparenza e di essere orgogliosa di aver presieduto la commissione. Nessuno ha mai collegato la vicenda dell’emendamento alla mafia, ma abbiamo collegato l’emendamento Keu all’inchiesta Keu, perché il collegamento evidentemente c’è. Qualcuno ha ammesso che c’è stato un chiaro tentativo lobbistico, mi aspettavo che lo facessero anche altri. Non ho mai voluto mettere bollini sul lavoro della commissione, abbiamo riflettuto molto sulla mafia in generale, ma certo la vicenda Keu è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ci ha fatto chiedere l’istituzione della commissione. E mi dispiace molto per l’atteggiamento della giunta, mi dispiace che ci sia stata una rincorsa alla notizia, ci siamo sentiti più volte presi in giro. Spero che il lavoro di questa commissione sia un punto di partenza per combattere tutti insieme le infiltrazioni criminali e per dare risposte ai cittadini sulla vicenda Keu”.

Nella sua replica, la vicepresidente della commissione d’inchiesta, Lucia De Robertis (Pd), ha tenuto a precisare che la maggioranza voleva rispondere al tentativo della minoranza di dimostrare che l’emendamento fosse la causa dei rifiuti tossici: “L’inquinamento ambientale non c’entra nulla con l’emendamento”, ha ribadito.

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