La lite per un muretto divisorio finisce con botte da orbi fra parenti

Coinvolti nonni e nipoti, padri e figli. Una coppia dovrà risarcire sorella e cognato

Un disaccordo su un muro tra due villette confinanti ha scatenato di tutto all’interno di due nuclei familiari, nonostante il grado di parentela. Ne sono venuti fuori rilievi di tipo penale e un contenzioso civile che nei giorni scorsi è arrivato alla sentenza di secondo grado che ha sostanzialmente confermato quella di primo grado dei giudici del tribunale di Lucca. E le vicende civili sono ancora più singolari perché a chiedere i danni era stata la famiglia che i danni, a detta dei giudici, li avrebbe provocati e che pretendeva, invecem il risarcimento.

Dopo l’ennesima discussione su questo muro divisorio, pomo della discordia, una delle due famiglie decide di passare alle vie di fatto e l’uomo della coppia prende un martello pneumatico e abbatte metà del muro. Scopre anche alcune telecamere a cui taglia i fili di alimentazione. Inevitabile a quel punto l’ennesima discussione che però stavolta sfocia in una vera e propria rissa nella quale intervengono anche nonni e nipoti, stando al resoconto processuale. Una donna prende addirittura un vaso e lo scaglia per ben due volte contro il padrone di casa, quella con le telecamere, e alla fine degli scontri arrivano anche due ambulanze per i feriti. Nel racconto dei testimoni si parla di schiaffi, pugni, calci, anche tra donne, e da nonni e nipoti, tra padre e figlio. Un caos.

La polizia riporta la calma e i feriti vengono trasportati in pronto soccorso per le cure del caso. L’iter penale sta facendo il suo corso ma il contenzioso civile è già arrivato alla sentenza di secondo grado, chiudendo la fase processuale di merito. Secondo la corte d’appello fiorentina anche la donna deve risarcire la sorella e il cognato, sia del muro rotto sia delle ferite, nonostante il marito abbia provato ad addossarsi tutte le colpe. Racconto che non ha convinto i giudici che hanno condannato la donna a 2500 euro per il muro, 5mila euro di danni per lesioni, 5mila euro per le spese di primo grado e 4mila per il secondo grado. Nei processi di Lucca e Firenze, infatti, è emerso che la donna avrebbe causato le lesioni al cognato e che sapeva che il marito aveva abbattuto il muro aiutandolo con i detriti.

Uno dei testimoni, agli atti del processo, ha affermato che: “Preciso che la convenuta si è altresì scagliata su mio padre, dopo avergli lanciato addosso il vaso, mentre mio padre era appoggiato al muro per evitare di cadere, e a quel punto lo ha buttato definitivamente a terra”. Prosegue la sentenza: “Mio padre si è accasciato, non riusciva né a camminare né a respirare. Ho cercato di fare alzare mio padre per rientrare a casa. Una volta dentro, ho chiamato il 118 e la mamma ha chiamato la polizia”. E, incredibile ma vero, era stata proprio la donna, condannata ora anche in appello, a chiedere i danni ai parenti oltre che alla rimozione del muro. I giudici di secondo grado sul punto hanno così replicato: “È infine singolare che la signora pretenda la condanna della controparte alla rimozione delle opere a suo dire illegittimamente effettuate, dal momento che vi ha già provveduto da sola, abbattendo il muretto”.

Il caso è chiuso nelle sue fasi di merito.
 

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