Via Crucis in carcere e all’ospedale per il vescovo di Prato

Monsignor Nerbini: “Segno di speranza da rinnovare con detenuti e malati”

La croce al carcere della Dogaia e all’ospedale Santo Stefano come “segno di speranza che intendiamo rinnovare con i detenuti e i malati, persone che attendono di poter superare la loro condizione per tornare alla vita”.

A dirlo il vescovo di Prato Giovanni Nerbini, che lunedì alle 18 sarà alla casa circondariale: insieme al cappellano don Enzo Pacini, il vescovo toccherà le stazioni sistemate all’esterno, lungo i muri perimetrali del carcere. “I detenuti potranno affacciarsi alle finestre e seguire le preghiere e le invocazioni che proporremo – aggiunge monsignor Nerbini – se fossimo andati all’interno avrebbero potuto partecipare soltanto coloro che vivono in quella sezione”. Il vescovo tornerà alla Dogaia la domenica di Pasqua per celebrare la prima messa del giorno, alle 8,30, per i detenuti.

Il venerdì santo, come avviene ormai dal primo anno della pandemia, guiderà invece la Via Crucis all’ospedale Santo Stefano. Alle 15,30 la croce percorrerà il perimetro esterno del nosocomio, con le stazioni curate dalla cappellania ospedaliera guidata da don Carlo Bergamaschi e dalle associazioni impegnate nell’ambito sanitario.

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