Lesioni e minacce all’ex moglie: Mario Cipollini condannato a tre anni in primo grado foto

Stabilito un risarcimento di 80mila euro per Sabrina Landucci e di 5mila euro all'attuale compagno Silvio Giusti

Il giudice legge il dispositivo di sentenza in un’aula assediata dai cronisti. Ma lui, Re Leone, non c’è. Si trova trattenuto fuori Lucca, spiegano i suoi legali. E’ toccato a loro, usciti in fretta e furia dal tribunale Galli Tassi, fare la telefonata che non si sarebbero aspettati, fino all’ultimo, a Mario Cipollini.

Silvia Landucci tribunale difensori processo Cipollini

Tre anni la condanna firmata dal giudice monocratico Felicia Barbieri nei confronti dell’ex campione di ciclismo, portato sul banco degli imputati dall’ex moglie Sabrina Landucci, che all’inizio del 2017 lo aveva denunciato accusandolo di averla picchiata, percossa e poi perseguitata. Da allora erano seguite nuove accuse: episodi di maltrattamenti in famiglia, stalking e minacce perfino al nuovo compagno della Landucci, l’imprenditore Silvio Giusti. Per entrambi, costituiti parte civile al processo di primo grado, che ha avuto oggi pomeriggio (17 ottobre) il suo atto finale, il giudice ha fissato i risarcimenti: 80mila euro all’ex moglie, 5mila a Giusti. Re Leone, si legge nel dispositivo di sentenza, dovrà anche pagare le spese legali: 4.320 euro per la parte civile dell’ex moglie, 2.600 per il suo nuovo compagno.

Una sentenza che supera le richieste del pm, che aveva chiesto di condannare Re Leone a due anni e sei mesi. Gli avvocati della difesa, Giuseppe Napoleone – che ha seguito fin dall’esordio il processo – e il collega Cesare Placanica, nominato più recentemente da Cipollini, attendono le motivazioni ma annunciano già il ricorso in Appello. Per l’ex moglie Sabrina, la lettura del dispositivo è bastata a fare scoppiare l’emozione, trattenuta a fatica durante le arringhe finali della difesa del suo ex: “Sono contenta di questa sentenza – ha detto con il respiro rotto dalla commozione e gli occhi lucidi – ma è stato molto difficile il percorso per arrivare ad oggi. Le ultime ore dell’udienza, in particolare, sono state dolorose: ascoltare le parole della difesa mi ha fatto molto male. Mi ha ferito il fatto che si sia voluta far passare l’immagine di una madre inadeguata nei confronti delle figlie. Io sono invece qui anche per loro. Sono qui soprattutto per le tante persone che per anni subiscono e non sono riuscite a far valere la propria voce”.

Poche parole che Landucci, assistita dall’avvocato Susanna Campione, pronuncia poco prima di sottrarsi alle telecamere. La speranza, evidentemente, è quella di potersi gettare tutto alle spalle dopo un processo che inevitabilmente ha acceso l’interesse dei media e costretto a rivivere episodi spiacevoli. In quell’aula del Galli Tassi ha dovuto, infatti, ripercorrere le tappe di un matrimonio finito e di un ex che, per l’accusa, l’avrebbe aggredita, minacciata e perseguitata. Alla fine della sfilata di parenti, amici e vip in aula, Re Leone è stato condannato per tutti e 4 i capi d’accusa per cui era finito a processo: per maltrattamenti, lesioni e stalking nei confronti dell’ex coniuge e per minacce, nei confronti anche di Silvio Giusti, con cui Sabrina aveva cercato di voltare pagina dopo che l’idillio con Cipollini era finito, pare, ormai da anni. E’ emerso questo almeno tra le tante pieghe di un processo in cui sono state fatte anche rivelazioni e accuse che in un primo momento non erano venute alla luce. Su questo ha fatto in particolare leva la difesa di Cipollini, sostenendo anche che si sarebbe arrivati ad un processo viziato da una “patologia genetica procedurale”: “Una cosa che non si è mai vista e che io non ho personalmente mai visto – ha commentato il legale di Re Leone, Giuseppe Napoleone -: siamo arrivati ad un processo dopo una richiesta di archiviazione da parte del pm titolare delle indagini Antonio Mariotti, non per una opposizione ma per un provvedimento di revoca di archiviazione da parte del procuratore capo Suchan che ha assegnato a sé e al pm Polino il fascicolo, riunendovi gli atti del fascicolo originario di Mariotti e chiedendo il giudizio per Cipollini. Un provvedimento abnorme che ha portato ad un processo bis”. Questioni di natura procedurale ha sollevato anche il collega difensore di Re Leone, l’avvocato Placanica, che ha messo nel mirino la formulazione del capo d’imputazione, in particolare per quello che riguarda lo stalking, ipotesi di accusa sorta per un episodio avvenuto dopo la denuncia che aveva fatto partire tutto, il 9 gennaio del 2017. In quel giorno l’ex moglie di Cipollini viene ascoltata dagli agenti di polizia e racconta di essere stata percossa dal marito e adduce un certificato medico. Qualche giorno dopo, il 14 dello stesso mese, viene prodotto anche un referto del pronto soccorso dell’ospedale di Lucca mentre Landucci viene nuovamente ascoltata il 28 febbraio. La procura svolge i primi accertamenti e si arriva all’aprile con la richiesta di archiviazione prodotta dal pm Mariotti e sottoposta al gip.

Nel frattempo, si aggiungono nuovi episodi per l’accusa. In particolare presenta denuncia anche Silvio Giusti, il compagno di Landucci, che sostiene di essere stato minacciato da Cipollini. Agli atti era finita anche una telefonata fra Re Leone e l’ex moglie e che oggi pomeriggio è stata letta in aula dall’avvocato di parte civile di Giusti, Letizia Lavoratti: “Sappi che il giorno che lo trovo nel posto giusto lo spacco. Deve vivere nella paura perché lo spacco tutto”.

Si va, dunque, a processo. E’ nel dibattimento che si passano ai raggi x i dettagli – alcuni dei quali anche clamorosi – di un rapporto diventato difficile fra i due ex. Per l’accusa, ci sarebbero state ben più che liti. E’ del resto la stessa Landucci a fare in aula una rilevazione che spiazza la difesa e lascia tutti sbalorditi: la donna racconta un episodio in cui l’ex marito l’avrebbe sequestrata per tre ore tenendole una pistola puntata alla tempia. Un episodio che non era mai emerso, né in denuncia né nelle varie fasi d’indagine: “Ero terrorizzata, della pistola l’ho detto soltanto a mia madre”, aveva spiegato su domanda in aula la Landucci nell’ottobre del 2019. Su questo punto la difesa ha offerto i suoi dubbi, evidenziando alcune presunte incongruenze nel racconto e su quanto dichiarato da altri testi. E’ solo uno degli episodi emersi e citati dall’accusa: risalirebbe ancora al gennaio del 2017 un altro episodio sul luogo di lavoro di Sabrina, una palestra della prima periferia frequentata da anni anche da Cipollini. Per la difesa di Re Leone, che si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, il fatto che Cipollini si presentasse lì non era da considerarsi un atto persecutorio: era da sempre la palestra frequentata dal campione. Ancora prima, secondo le ipotesi dell’accusa, si sarebbe arrivati ad uno scontro fisico. Landucci arriva infatti a rivolgersi alla polizia dichiarando di essere stata picchiata: afferrata per la testa e sbattuta contro una parete, davanti alle figlie e alla donna delle pulizie nella casa dove vivevano.

La sentenza di primo grado ha accolto in sostanza l’impianto dell’accusa. Ora la difesa attende le motivazioni del giudice per poi agire con un ricorso in Appello già dato per certo. Gli avvocati di Cipollini infatti sostengono che non vi siano stati maltrattamenti e tanto meno stalking nei confronti dell’ex moglie da parte del re del ciclismo. E’ quanto faranno valere, per Re Leone, nei prossimi gradi di giudizio.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Toscana in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.