Una vita tra volontariato, musica e lavoro: famiglia e amici sotto choc per la morte di Raoul

L'Asl: niente autopsia. Il patron della Capannina: "Farò tutto il possibile per aiutare la famiglia di questo ragazzo, era una persona speciale"

Era impegnato nel volontariato e una delle sue passioni era la musica. Era un ragazzo pieno di vita, Raoul Biagiotti, il 20enne di Porcari, la cui vita si è drammaticamente interrotta ieri (1 maggio) attorno alle 15 in un letto d’ospedale a Livorno, dove era stato trasferito dal nosocomio della Versilia nella notte, dopo aver accusato un malore mentre era al lavoro come cameriere alla Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi. Il patron del noto locale, Gherardo Guidi, è sconvolto: “Farò tutto quello che posso fare per la famiglia di questo ragazzo: è una tragedia immane perdere un figlio in simili circostanze, e poi Raoul era una persona che si era fatta ben volere da tutti”.

La sua morte ha sconvolto l’intera Piana di Lucca. Raoul aveva frequentato il liceo musicale Passaglia, imparando a suonare diversi strumenti. Gli amici e i compagni dell’epoca ancora lo ricordano con affetto e simpatia. Non se lo sono dimenticato anche quando Raoul aveva deciso di cambiare strada e iscriversi all’Alberghiero per lavorare nel settore della ristorazione e nei locali. Come faceva ormai da qualche anno e, da almeno due, nel noto locale notturno della costa versiliese dove purtroppo, all’improvviso, attorno alle 3 della notte tra sabato e domenica si è accasciato colpito da un malore.

“Emorragia cerebrale provocata da una rara patologia venosa”, è stata la prima ipotesi medica con cui dal pronto soccorso del Versilia il ragazzo è stato trasferito d’urgenza nel reparto di neurochirurgia di Livorno, dove è arrivato in condizioni disperate ed è morto poco ore dopo nella rianimazione. Qui lo hanno assistito i genitori, il papà e la mamma, che lavora anche lei come cameriera in un locale, il fratello e la sorella, più giovani di Raoul. Alle 15 di ieri i medici hanno dovuto dare la triste conferma alle loro più terribili paure: Raoul non ce l’aveva fatta.

Un'altra immagine di Raoul
Raoul Biagiotti

Sono stati tanti, fra parenti e amici, a stringersi in queste ore attorno alla famiglia, che vive a Porcari. Un via vai continuo dalla loro casa, dove si vive un dramma che non si può descrivere a parole. Per l’Asl non è necessario procedere con una autopsia: le cause della morte sembrano, ai sanitari, da individuare in un aneurisma che avrebbe provocato un versamento di sangue a livello cerebrale. L’effetto sarebbe stato il malore mentre il giovane era al lavoro in Capannina. Qui è stato soccorso dai colleghi e dal resto del personale del locale che ormai si stava accingendo alla chiusura della serata. Sul posto si è precipitata l’ambulanza, insieme all’automedica: la situazione è apparsa immediatamente critica.

Raoul è arrivato in codice rosso al pronto soccorso del Versilia, dove è stato preso in carico dal personale e dal medico di turno, che valutata la gravità delle condizioni del giovane, ha disposto il trasferimento a Livorno. Purtroppo tutti i tentativi di salvargli la vita sono stati inutili.

Una tragedia che ha sconvolto gli amici di Raoul, che lo amavano per la sua simpatia e generosità. “Raoul – dice una delle sue amiche – era una persona solare e amabile. Non beveva, non fumava, faceva una vita tranquilla tra famiglia e lavoro”. Già, il lavoro: nonostante la giovane età Raoul voleva a tutti i costi lavorare. Non solo per avere una sua indipendenza ma per non gravare sulle spalle dei genitori.

Alla Capannina lo aveva introdotto lo zio: “Fu lui a presentarmelo – racconta patron Guidi -: fece subito una buona impressione a tutti, per la sua precisione e la sua simpatia. Ci mancherà. Siamo tutti sotto choc, nessuno di noi poteva immaginarsi una cosa simile”. Da ormai due anni e mezzo Raoul lavorava nel locale come cameriere e qui si era fatto amico di tutti.

Amava essere d’aiuto, Raoul, più che farsi aiutare: dare più che ricevere. Forse anche per questo, già nel 2018, aveva trascorso un’estate come volontario all’associazione Hacking Labs di Capannori, che si occupa di ambiente e formazione. Il fondatore, Mirko Bernardi, ricorda bene Raoul, anche perché la famiglia del ragazzo ha collaborato spesso con le attività dell’associazione, fin dai suoi inizi: “Siamo tutti sconvolti da quando abbiamo saputo di Raoul – spiega -: abbiamo manifestato tutta la nostra vicinanza alla famiglia che in questo momento è colpita da una tragedia immane. Raoul era un ragazzo davvero solare e volenteroso. Aveva tante passioni che cercava di coltivare dandosi da fare. Anche quando studiava la sera andava a lavorare. Era fatto così: un esempio per tutti noi”.

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