Il rettore dell’università di Siena incontra i primi tre studenti afghani titolari di borse di studio foto

Al momento, gli studenti di nazionalità straniera rappresentano il 10% del totale degli iscritti

Il rettore dell’università di Siena Francesco Frati ha incontrato oggi (6 dicembre) in rettorato i primi tre studenti afghani, titolari di borse di studio per il sostegno a giovani sotto protezione internazionale, arrivati a Siena attraverso corridoi umanitari. Si tratta di una studentessa e due studenti per i quali sono in corso le procedure di iscrizione a corsi di ingegneria ed economia dell’ateneo senese.

Durante l’incontro il rettore ha illustrato ai giovani le azioni di mobilitazione messe in campo dall’Ateneo che, attraverso sforzi condivisi, permetteranno di far arrivare in Italia studentesse e studenti provenienti da aree del mondo dove sono in corso conflitti o violazioni di diritti umani. Gli studenti da parte loro hanno espresso gratitudine per l‘opportunità offerta; hanno inoltre affermato di aver scelto Siena, oltre che per la vasta offerta di corsi in lingua inglese, anche per la popolarità della città presso la comunità di origine e per la vivibilità della città stessa.

Si rende così concreto all’Università di Siena il sostegno a giovani sotto protezione internazionale, grazie all’aiuto di enti, fra i quali il Comune di Siena e l’azienda regionale per il diritto allo studio universitario (Ardsu) e associazioni quali la Caritas diocesana e il Circolo Culturale“La Sveglia Odv”.

Per arrivare a questo risultato sono stati infatti definiti accordi e messo in campo iniziative a supporto di studentesse e studenti in difficoltà a proseguire gli studi a causa di conflitti o violazioni gravi e sistematiche di diritti umani, che hanno portato all’attivazione di ben 6 borse di studio per studenti sotto protezione internazionale; due studentesse e quattro studenti di nazionalità afghana.

Secondo le stime dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) solo il 3 per cento dei rifugiati a livello globale ha accesso all’istruzione superiore; mentre scuola e università offrono una importante opportunità per percorsi di crescita culturale e inclusione sociale.

Anche su queste premesse è stata recentemente firmata la convenzione fra l’università di Siena e il Comune di Siena, sulla cui base quest’ultimo mette a disposizione dell’Ateneo 15.000€ da destinarsi a borse di studio per giovani provenienti da aree in cui hanno luogo conflitti armati, violazioni dei diritti umani e persecuzioni; condizioni ulteriormente aggravate anche dalla crisi pandemica mondiale.

Per il significativo apporto fornito alla definizione dell’accordo con il Comune di Siena, che rafforza le relazioni fra istituzioni nell’interesse della comunità per il miglioramento della qualità della vita delle studentesse e degli studenti titolari di protezione internazionale, il rettore Frati ha ringraziato il sindaco Luigi De Mossi e l’assessore Paolo Benini, sottolineando altresì l’impegno del professor Federico Lenzerini, promotore delle azioni che l’Ateneo persegue in ordine alle attività di inclusione e delegato del Rettore nella Rete delle Università per la Pace (RUniPace).

Il professor Lenzerini si è infatti attivato per perfezionare tale convenzione e per l’attivazione, in ateneo, del nuovo sportello Just Peace, progetto che predispone e sviluppa politiche attive di accoglienza e inclusione delle studentesse e degli studenti sotto protezione internazionale e che li coadiuverà nelle procedure per l’accesso diretto alla formazione universitaria e ai servizi. Lo sportello trova sede presso l’ufficio per le Relazioni con il Pubblico – International Place in rettorato.

Oltre che al network Crui RUniPace, l’Università di Siena aderisce anche al Manifesto per l’Università inclusiva, promosso da Unhcr per favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e promuovere l’integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica.

Le risorse destinate alle borse di studio saranno inoltre integrate da fondi derivanti da specifica assegnazione del dipartimento di Scienze politiche e internazionali per ulteriori 9.000 euro. Il rettore ha ringraziato il professor Gerardo Nicolosi, direttore del dipartimento, per il sostegno ricevuto verso questa importante azione di inclusione.

È stato possibile finanziare le borse di studio anche grazie alla generosità del Circolo Culturale La Sveglia Odv, che ha messo disposizione dell’Ateneo le donazioni raccolte in occasione di due spettacoli andati in scena al teatro dei Rinnovati. Durante le due rappresentazioni de “Le interviste impossibili” sono stati infatti raccolti fondi per supportare una studentessa afghana negli studi presso l’Università di Siena. Gli incassi delle due serate sono stati devoluti all’Ateneo come atto di liberalità, e permettono di incrementare di quasi 3500€ i fondi destinati alle borse di studio, con specifica destinazione verso le studentesse. Il Rettore Frati ha espresso la propria gratitudine all’Associazione per la generosa donazione.

Il sostegno alle studentesse e studenti sotto protezione internazionale è arrivato anche dall’azienda regionale per il diritto allo studio universitario, che ha recentemente accordato l’accesso gratuito al servizio di ristorazione per le studentesse e gli studenti universitari individuati in ragione di specifiche situazioni di emergenza sociale e umanitaria; e il supporto alloggio: quattro degli studenti afghani saranno infatti alloggiati presso strutture dell’ARDSU.

Mentre la Caritas diocesana ha nel tempo messo a disposizione alloggi temporanei presso proprie strutture per altri studenti afghani che già studiano in Ateneo.

Al momento, gli studenti di nazionalità straniera rappresentano il 10% del totale delle iscritte e degli iscritti all’università di Siena, anche attirati dai 18 corsi in lingua inglese. In aggiunta, gli scambi Erasmus annualmente coinvolgono oltre 700 studentesse e studenti stranieri in mobilità in ingresso.

All’incontro di oggi erano presenti anche il direttore generale dell’università di Siena Emanuele Fidora e la dottoressa Katia Di Rienzo dello sportello Just Peace.

 

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