Traffico internazionale di cocaina, maxi condanne per tre

Durante le intercettazioni si aprì l'indagine del ricatto all'ex presidente del Lazio Marrazzo

Fu proprio a seguito di intercettazioni su di lui che la Dda di Firenze ascoltò per la prima volta che era in atto un ricatto all’allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Nei giorni scorsi la suprema corte di Cassazione ha condannato a 9 anni di reclusione per traffico internazionale di cocaina Antonio Dal Cielo, a 12 anni di reclusione Giancarlo Tonelli e a 7 anni di reclusione Enrico Gazzo. I tre per i giudici sono responsabili di un tentativo di importazione dal Perù di 4 tonnellate di cocaina occultata tra bentonite e ritrovata all’interno di duecentodiciannove sacchi sequestrati il 2 maggio 2008 al terminale marittimo di Callao, in Perù, poco prima di essere caricati a bordo della nave che sarebbe dovuta giungere poi presso il porto di Livorno.

Un maxi inchiesta a cura della Dda fiorentina e dell’Interpol. Durante le attività investigativa era nata subito dopo l’inchiesta dei colleghi romani sul ricatto a Marrazzo. Dal Cielo era stato già condannato a 13 anni di reclusione sempre per traffico di droga dalla Cassazione e a gennaio scorso era stato scovato e arrestato dalla guardia di finanza in Ecuador dove nel frattempo l’uomo si era nascosto. Qui la locale policia nacional lo ha catturato in esecuzione del provvedimento di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria italiana su richiesta della squadra mobile genovese. E’ stato associato al centro de detencion provisional de Pichincha El Inca di Quito, in attesa di essere estradato in Italia.

Un’operazione, quindi, effettuata in collaborazione con la polizia ecuadoregna perché restavano da scontare 10 anni di carcere a cui ora si dovranno aggiungere gli altri 9 comminati di recente dagli ermellini e sarà effettuato, prossimamente, un nuovo riconteggio della pena totale da espiare da parte della magistratura competente. In particolare, le indagini del Ros, iniziate nel 2008, dopo aver accertato il coinvolgimento dell’imprenditore nel narcotraffico, sono risalite al sodalizio criminale, secondo i militari, radicato nelle province di La Spezia e Massa Carrara.

Sodalizio che, secondo il Ros, faceva capo al narcotrafficante Antonio Dal Cielo che, gestendo i rapporti con i gruppi fornitori colombiani, aveva realizzato in Italia una rete logistica per la ricezione e lo stoccaggio del narcotico. Proprio grazie alle intercettazioni di alcuni colloqui nell’auto di Dal Cielo, i carabinieri del Ros hanno sventato il tentativo di commercializzare il video al centro del caso Marrazzo scoppiato nel 2009. L’uomo dopo il primo arresto e il periodo detentivo ha provato a difendersi tramite i suoi legali proponendo ai giudici alcuni gravi problemi di ordine psicologico. Poi la fuga in Ecuador e l’arresto di gennaio scorso per scontare la prima condanna definitiva a cui ora si è aggiunta anche questa dei giorni scorsi.

Si legge infatti nella sentenza della Cassazione dei giorni scorsi: “La corte d’Appello di Firenze, invero, ha evidenziato come l’imputato abbia ammesso il fatto, avendo reso dichiarazioni di contenuto confessorio precise, coerenti, dettagliate, e soprattutto, riscontrate da altri elementi, quali: la circostanza che, al momento dell’arresto in flagranza, Carlos, poi identificato in Carlos Ardila James Juan, sia stato trovato in possesso di un foglio contenente i precisi riferimenti delle società destinataria dei containers dove era occultata la cocaina, con la specifica indicazione ‘contatto signor Enrico Gazzo’; il positivo riconoscimento fotografico, effettuato dall’imputato, sia di Carlos che fu identificato solo in seguito sia di Tonelli; i numerosi contatti telefonici intrattenuti con Tonelli, Cesar e Carlos. Rispondendo alla doglianza, qui riproposta, secondo cui le dichiarazioni dell’imputato avrebbero trovato la loro giustificazione nelle preoccupanti condizioni psichiche in cui il Dal Cielo versava nel momento in cui le rese, la Corte di merito ha evidenziato non solo la genericità di tale censura, ma anche la sua inconsistenza, essendo confutata, su un piano logico, proprio dell’indicata qualità delle dichiarazioni, essendo coerenti, intrinsecamente attendibili e, soprattutto, pienamente riscontrate. Da ciò consegue, in maniera logicamente coerente, il rigetto, da parte della Corte di merito, della richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale mediante l’esame della psicologa e della psichiatra operanti nell’istituto penitenziario dove, all’epoca degli interrogatori, si trovava ristretto il Dal Cielo, trattandosi di mezzi di prova ritenuti superflui ai fini della decisione, stante la completezza del compendio probatorio. Si tratta di una valutazione discrezionale logicamente argomentata, che, quindi, non è censurabile in sede di legittimità. La corte rigetta il ricorso”.

I tre imputati sono stati condannati anche alle spese processuali. Il caso del maxi traffico di cocaina che ha successivamente portato alla scoperta del ricatto nei confronti dell’ex presidente della Regione Lazio si è ora concluso definitivamente in tutti i suoi aspetti giudiziari.

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