Uccise il genero a colpi di fucile, si presenta ai carabinieri

L'anziano, 81 anni, era latitante

Svolta nel caso dell’omicidio a Vada di Massimiliano Moneta:  ricercato da una settimana il presunto killer, il suocero Antonino Fedele si è costituito presentandosi in caserma dai carabinieri.

Il fatto di sangue era avvenuto in un campo.

Trovato morto con colpi di arma da fuoco sul corpo: si indaga per omicidio

L’anziano si era reso irreperibile subito dopo il delitto nel podere di sua proprietà, vittima il 57enne ucciso a fucilate lo scorso 11 aprile.

Il cadavere fu ritrovato all’ora di pranzo, dopo le segnalazioni arrivate al 112 da parte di residenti che avevano sentito dei colpi, e sul posto, oltre al 118, il cui medico ha solo constatato il decesso, erano intervenute le forze dell’ordine, con il pm di turno e l’anatomopatologo.

In queste ore, l’81enne, ritenuto fin da subito il principale indiziato dell’omicidio si è presentato volontariamente in caserma dai militari dell’Arma, forse sentendosi braccato dopo le ricerche fatte sia in Italia che all’estero. Immediatamente dopo l’omicidio i Carabinieri avevano avviato ricerche ad ampio raggio, interessando anche altre forze di polizia europee, con l’ausilio di reparti speciali dell’Arma ovvero elicotteri ed unità cinofile molecolari, specializzate nel seguire le tracce di persone, e le attività investigative per ricostruire l’accaduto e per individuare la posizione del principale indagato dell’omicidio.

Antonino Fedele si è presentato presso la Stazione di Rosignano Solvay, compente sul luogo dell’omicidio e sulla residenza.

Accompagnato al comando provinciale è stato interrogato dal procuratore della Repubblica e dal sostituto procuratore titolare del fascicolo.

Al termine dell’interrogatorio, i militari hanno notificato a Fedele un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Livorno su richiesta della procura labronica che ha concordato pienamente con le risultanze investigative prodotte dall’Arma.

Due i colpi inferti alla vittima: la prima volta all’altezza dell’anca destra e la seconda al torace destro. Secondo l’accusa “l’uomo ha dimostrato una forza di volontà enorme ed una capacità non comune. La pericolosità del Fedele è, dunque, elevata. Appare, in definitiva, necessario limitare la libertà dei movimenti del Fedele ed ostacolare ogni ipotesi di condizionamento delle indagini” .

Al termine delle formalità di rito, Antonino Fedele è stato portato alle Sughere.

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