Inchiesta Dda, scontro fra maggioranza e opposizione in consiglio regionale

Per il centrosinistra il nemico da arginare è l'infiltrazione mafiosa, da M5S e centrodestra accuse a un intero modo di fare politica

Inchiesta Dda, lungo e articolato il dibattito nell’aula del consiglio regionale.

Apprezzamento per l’intervento del presidente Giani è stato espresso da Maurizio Sguanci (Iv), il primo a parlare in aula dopo le comunicazioni del presidente della Giunta e dell’assessore Monia Monni. Sguanci ha voluto sottolineare “come purtroppo la pandemia ci stia rendendo tutti più deboli e come di conseguenza il territorio diventi più permeabile alle infiltrazioni mafiose”. “I ristoratori in difficoltà ricevono continuamente proposte di acquisto e alla fine dell’anno saranno stati registrati molti passaggi di proprietà – ha detto il consigliere -. Per questo chiedo al Consiglio e alla giunta di farsi latori presso il governo nazionale affinché le attività possano da subito tornare ad operare pienamente. È questo l’anticorpo migliore per combattere ogni infiltrazione della malavita”.

Lucia de Robertis (Pd), presidente della commissione territorio e ambiente, è partita da una premessa: “Sono anni che la Regione Toscana vara politiche a sostegno dei territori, per un loro sviluppo con una reale sostenibilità ambientale”. “La decisione della Regione di costituirsi parte offesa è un segnale chiaro – ha detto la consigliera -, noi non ci accontentiamo di adempiere agli obblighi di legge ma vogliamo avere una visione sulla qualità della vita e sulla prospettiva dei territori”. “Il bene della Toscana si fa nella condivisione e nella collaborazione, abbiamo sempre espresso la volontà di ridurre l’impatto dell’inquinamento e costituito percorsi che portano alla piena sostenibilità – ha aggiunto -. Certo sono percorsi lunghi, contro cui c’è chi si scaglia in nome della velocità di impresa, ma non si può prescindere da garantire la tutela del territorio”. Dunque, ha spiegato de Robertis, “abbiamo una normativa che è da salvaguardare, che ha funzionato e che continuerà a funzionare. Procederemo a modificare la legge 20 ricostruendo quest’architettura e dando garanzia di certezza”. Anche perché sarà assolutamente necessario, ha concluso la consigliera, “investire fortemente nei distretti per garantire la ripresa dopo il Covid”.

Stefano Scaramelli (Iv) ha ringraziato la magistratura ed espresso solidarietà agli indagati e alle loro famiglie “che hanno diritto di essere tutelati nel rispetto del diritto di cronaca”.

Scaramelli ha sottolineato che la mafia esiste anche in Toscana: “Dobbiamo avere il coraggio di denunciarlo, l’immunità di gregge dalle infiltrazioni mafiose si raggiunge solo se il coraggio di denunciare e la responsabilità sono diffusi. Nessuno si salva da solo”. “La mafia utilizza nuovi strumenti per insinuarsi in nuovi territori – ha proseguito – e per questo servono nuovi strumenti per combatterla. Dobbiamo avere la forza e la capacità di rappresentare le istanze economiche ma di svincolarsi dagli interessi locali, agendo nel nome degli interessi della Toscana. Dobbiamo assumerci la responsabilità tutti insieme”. “In questo – ha concluso – la politica e i partiti devono essere più forti. Soprattutto i partiti devono riassumere un ruolo da cui negli ultimi anni hanno abdicato, a partire dalla selezione delle competenze”.

“Alla politica chiediamo di essere chiara, forte, senza la minima sbavatura”. Così ha esordito la consigliera Elisa Montemagni (Lega), che ha sì ringraziato per le comunicazioni, ma che le ha anche giudicate “tardive”, talvolta non precise nelle risposte, riferendosi a quanto affermato dal presidente Giani sulle persone oggetto di provvedimenti della magistratura. E in tema di superamento dell’emendamento al centro della vicenda ha detto: “Noi dell’opposizione non ne sapevamo niente e venne ugualmente messo in votazione; per fortuna abbiamo uffici che non hanno applicato tale emendamento, perché la politica aveva fatto un vero e proprio ‘troiaio’”. Secondo la consigliera la Regione che si costituisce parte civile è il “minimo sindacale”, “la Toscana non sarà terra di mafia ma ha la mafia al suo interno”. Da qui l’urgenza di riconoscere l’errore della politica, di dare risposte chiare e fare di più rispetto a quel che è stato fatto, che “non è sufficiente”. Sul fronte ambientale, “aspettiamo di sapere cosa possiamo fare” e “occorre accelerare sul problema, intervenire sui rifiuti inquinanti sul territorio”.

Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), parlando di “una vicenda che ha scosso tutti” e distinguendo il profilo giudiziario da quello politico, si è soffermato in particolare su due questioni: la responsabilità politica, che esiste; la necessità di salvaguardare un comparto produttivo che è una eccellenza italiana e non solo. Ma nel salvaguardare l’impianto di Acquarno e l’economia circolare, capace di trasformare un rifiuto in bene di lusso, secondo il consigliere non si può tacere la responsabilità del sindaco di Santa Croce, che è “primo cittadino, ufficiale sanitario del territorio, custode della propria comunità”. “La responsabilità politica è evidente – ha sottolineato Petrucci – e con questa responsabilità non può continuare a fare il sindaco e a garantire il distretto”.

Elisa Tozzi (Lega), riconoscendo al presidente Eugenio Giani una grande abilità, “riuscire  a togliersi da situazioni difficili e imbarazzanti”, ha affermato di non aver alcun dubbio sull’onestà di chi intenda lavorare con coscienza, ma ha invitato a non spostare i riflettori altrove. “La credibilità della politica è stata minata e va recuperata con la collaborazione di tutti –ha affermato la consigliera – dobbiamo con forza rifiutare di essere una classe politica che guarda solo al consenso, dobbiamo essere capaci di andare alla sostanza dei problemi, capire dove possono nascere le infiltrazioni, dare risposte concrete al territorio”. “Occorre recuperare il senso etico della politica – ha concluso – per una pubblica amministrazione efficiente e trasparente: un appello per tutti noi e per quello che le istituzioni rappresentano”.

Per Federica Fratoni (Pd), che nella scorsa legislatura da assessore all’Ambiente si è trovata a difendere l’operato della Toscana, all’avanguardia in tema di sostenibilità ambientale, la vicenda Keu è un “cazzotto nello stomaco”. “La Toscana ha gli anticorpi per affrontare questa stagione con la schiena dritta”, ha affermato con forza la consigliera, che ha giudicato positivo che la Regione abbia deciso di riprendere i temi ambientali dalle Province, facendo i controlli: “In Toscana i controlli si fanno, grazie a donne e uomini delle istituzioni che hanno condotto un grande lavoro di qualità”, ha affermato riferendosi anche ad Arpat, “struttura articolata e complessa”. “Il danno di immagine è grave, ma un comparto che fattura oltre 2 miliardi e mezzo l’anno non può essere messo in discussione – ha concluso – la sfida della modernità è concentrarsi sul recupero e scommettere sulla sostenibilità”.

Vittorio Fantozzi (FdI) non dichiarandosi soddisfatto dell’interpretazione e dei numeri, “troppo semplici e scontati”, ha affermato: “Forse mi sfugge qualcosa, perché se è un bene narrare tutto ciò che la Regione ha prodotto nel nome della legalità, è anche vero che quando le maglie sono larghe possono passare anche gli emendamenti; e se questo emendamento non ha prodotto effetti perché ci si affanna a rimuoverlo?”. Secondo Fantozzi, che ha parlato di “una pagina di cui non andare fieri”, “siamo arrivati in ritardo ad ammettere gli errori”. Da qui l’urgenza di fare presto, di dare risposte che non possono attendere i tempi della politica: “Come Fratelli d’Italia abbiamo proposto l’audizione di Unic, Unione nazionale concerie italiane, che stanno affrontando con responsabilità il delicato momento”.

Condivisone del “garantismo” viene espressa anche dalla capogruppo M5s Irene Galletti, “come già hanno fatto le altre forze di opposizione: è necessario, rispetto a un’inchiesta che ha i suoi tempi e dovrà seguire il suo percorso”. Il problema che si pone ora, osserva la consigliera, “è politico: quella che sembra emergere è una modalità di fare politica più volte denunciata dal Movimento 5 stelle. Probabilmente, per come è stata utilizzata usata fino ad ora, può non essere completamente al servizio del territorio. Voglio pensare che non ci sia alcun punto di contatto tra la politica e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali – aggiunge –, ma bisogna anche dire che se così non fosse, un minuto dopo questa Giunta regionale dovrebbe cadere”. “Qualcosa in questi anni è andato storto”, dice ancora la capogruppo M5s, “oggi si doveva rispondere alle azioni da intraprendere per avviare un processo di analisi e trasparenza. Le intercettazioni denunciano una ‘forma mentis’ riguardo al modo di fare politica del tutto inaccettabile. Vorrei che non ci fosse nessuna ombra su tutte le forze politiche qui rappresentate”. C’è poi il “grande nodo politico dell’ambiente. La situazione della tutela ambientale in questa regione non è idilliaca come a volte questa Giunta racconta. In dieci anni, il personale di Arpat è stato ridotto del 19 per cento, tra tecnici, biologi, geologi: centocinquanta persone in meno, ma nostri atti per il rafforzamento di Arpat sono stati respinti. Riguardo all’Usciana abbiamo fatto tre interrogazioni: i pesci sono morti di anossia, gli mancava l’ossigeno. Ci sono 142 prescrizioni di natura ambientale sul progetto di costruzione di un aeroporto, ma si vuole andare avanti. La sentite questa responsabilità?”. Riguardo ai procedimenti autorizzativi, “si dovrebbero attivare indagini interne sui percorsi decisionali. Serve un lavoro di pulizia e di trasparenza, la responsabilità politica in questo momento è più grave di quella giudiziaria”.

“Questa mattina ho sentito tanti ringraziamenti a coloro che fanno il loro dovere tutti i giorni, ma pochi pensieri rivolti invece ai cittadini toscani che si aspettano interventi concrete a tutela dell’ambiente”, dichiara Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), vicepresidente della commissione Ambiente. Una percezione“surreale”, quella che ricava dal dibattito in aula. “Andatelo a dire a Eligio Crocetti, uno degli agricoltori che ha il proprio terreno a fianco della 429. Pensava che la Regione lo tutelasse. Le sue parole sono schiaffi a tutti noi”. Secondo Capecchi, “in questi giorni è stato messo in discussione un pilastro centrale su cui si regge l’istituzione toscana, la catena di comando vera, dal momento in cui viene rimosso il capo di gabinetto del presidente”. Sul ruolo del capo di gabinetto, “che giudico abnorme, sarà necessario fare una riflessione”. Anche la struttura tecnica, a giudizio di Capecchi, “non esce benissimo da questa vicenda. Il tema dell’anticorruzione va affrontato con serietà: non si devono tenere i dirigenti per troppi anni allo stesso posto. In altre Regioni, seguendo le direttive dell’Anac, si fanno rotazioni”. Il presidente Giani “ha detto molte cose che condivido, ma su alcune non sono d’accordo: su Pieroni e sulla sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, ad esempio. Quando lei ha messo in votazione l’emendamento non poteva essere solo notaio. E mi farebbe piacere sentire che non ci sono state pressioni per la conferma di Gori”.

Quanto all’emendamento approvato dal Consiglio regionale nella passata legislatura e alle modalità di quella votazione, aggiunge Capecchi, “mi rivolgo all’attuale presidente Mazzeo: vorrei si dicesse che quella procedura non si farà più. La questione non è che quell’emendamento abbia o non abbia avuto seguito, il problema sono le procedure”. Il consigliere ricorda ancora i “quattro anni di proroghe all’impianto” e che il problema di come questa Regione affronta lo smaltimento dei rifiuti è un tema centrale”. Le infiltrazioni malavitose “si combattono con una politica più forte”, chiude il consigliere di Fratelli d’Italia. “Mi aspetto uno scatto di orgoglio. Gli uomini si giudicano dai fatti e non dalle parole. Bene la costituzione di parte civile, bene i controlli, andiamo avanti facciamo le bonifiche e perseguiamo, per quanto di competenza della Regione, gli eventuali responsabili”.

“Abbiamo il dovere di richiamare l’attenzione di tutti sui temi della legalità – ha affermato Francesco Gazzetti (Pd). – Restiamo sconcertati da quello che la criminalità organizzata riesce a fare. La rabbia e la determinazione sono sentimenti che animano anche noi”. Gazzetti ha ricordato che nella scorsa legislatura con Giacomo Giannarelli (M5S) è stato fatto un lavoro nella commissione di inchiesta sulle discariche poste sotto sequestro, che ha portato ad una relazione conclusiva unitaria, con indicazioni utili anche nella situazione attuale. “L’obbiettivo è che la Toscana non sia mai accomunata alla Terra dei Fuochi o ad una terra dove le mafie possono scorrazzare liberamente”.

La presidente della commissione  Sviluppo economico Ilaria Bugetti (Pd) ha precisato che ieri, in ufficio di presidenza, è stato deciso che le audizioni saranno aperte a tutte le associazioni di categoria a cui gli imprenditori fanno riferimento. “Il principio di imparzialità deve essere seguito soprattutto in circostanza come queste”, ha detto.

“Il presidente Giani non ha risposto a nessuno dei punti fondamentali da noi sollevati –  ha dichiarato Elena Meini (Lega) – Non può continuare a dire che non si rendeva conto di quello che poteva essere l’impatto. Lei presiedeva la seduta ed aveva la facoltà di dichiarare inammissibile l’emendamento”. A suo giudizio non è accettabile che un comparto di eccellenza come quello conciario rischi di pagare salato l’errore di pochi.  “Le aziende sono sotto forte pressione – ha rilevato. – Che cosa ha intenzione di fare la Regione Toscana per difendere il comparto? Come sosterremo gli enti locali sul piano sanitario ed economico? Le mafie, che esistono, hanno approfittato della complicità di alcuni politici o della incompetenza di altri? La complicità sarà accertata o smentita dalla magistratura. L’incompetenza è sotto gli occhi di tutti”.

Secondo Silvia Noferi (M5S) il problema non è la funzionalità degli uffici, ma una forma mentis della politica. “Non si può abbassare la guardia sul tema dei rifiuti – ha detto. – Ad esempio, che cosa intendeva il presidente Giani quando nel consiglio comunale di Lastra a Signa ha affermato che avrebbe spezzettato un’opera infrastrutturale di attraversamento dell’Arno per rimanere sotto la soglia che fa scattare la Via?”. A suo giudizio sui temi ambientali si sta procedendo per deroghe e ampliamento di discariche che dovevano essere chiuse da tempo. “Perché lei, assessore Monni, ha rifiutato la revisione dell’Aia per la discarica di cava Fornace? – ha chiesto. – Perché non prende in considerazione l’appello del sindaco di San Giovanni Valdarno che le segnala un dossier dell’Arpat sulla presenza di tetracloruri nella falda? Proprio non ce lo spieghiamo”.

“Il diavolo vince quando qualcuno sostiene che non esiste – ha ricordato Giovanni Galli (Lega) – Ci sono documenti che attestano la presenza di infiltrazioni mafiose. Perché si fa finta di niente? A suo parere la vicenda del capo di gabinetto lascia molte perplessità. “O il presidente ci mostra il documento firmato con il sollevamento dall’incarico – ha affermato – o non crederò più ad una sola sua parola”.

“Polizia e procura hanno lavorato bene, ma sono arrivati tardi. Il danno era stato fatto – ha osservato Luciana Bartolini (Lega) – Bisogna prevenire, è l’unico modo. Questo è compito nostro, della classe dirigente e della società civile. L’auspicio è che la nomea di mafia sparisca presto e si riesca a prevenire questi reati”.

Secondo Massimiliano Pescini (Pd) quando si affrontano le questioni ambientali è necessario essere chiari e pronti a conoscere le cose come stanno. “Non abbiamo alcun timore a confrontarsi con tutti – ha dichiarato – A fronte di infiltrazioni mafiose in Toscana, che ci sono, dobbiamo essere all’avanguardia nella legislazione e nelle azioni. Lo siamo già e continueremo a farlo. Se ci sono cose da correggere, le correggeremo. Continueremo a lavorare per i cittadini toscani”. “Guai a parlare del Partito democratico come una comunità politica fatta come un comitato d’affari – ha aggiunto, concludendo – Non c’è cosa più lontana dalla realtà”.

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