Inchiesta Dda, Giani propone di eliminare l’emendamento finito sotto la lente della magistratura

Il governatore in aula: "Gli uffici hanno verificato che non ha avuto effetto nei procedimenti autorizzativi, ma per togliere ogni equivoco avviamo l'iter per espungerlo"

Approda in aula in Regione il dibattito sull’inchiesta Keu. Ed è il governatore Giani ad intervenire in aula per chiarire la posizione dell’ente.

“Per evitare ogni equivoco e disputa interpretativa – annuncia Giani – propongo di eliminare dalla legge 20/2006 il contenuto dell’emendamento introdotto il 26 maggio scorso. Sono favorevole a questa soluzione che può togliere alla radice ogni dubbio. All’aula propongo il ripristino del testo con un iter normativo che la giunta proporrà a breve alla competente commissione consiliare”.

“Voglio – continua – essere molto fermo, chiaro e determinato: in Toscana la criminalità organizzata di stampo mafioso trova, nel livello istituzionale della Regione e nel corpo diffuso di associazionismo, la più netta forma di contrasto e di blocco. Ogni nostro comportamento e azione sarà ispirato, come è stato finora, a isolare e bloccare, a lavorare insieme alla magistratura e alle altre forze dell’ordine per poter rendere la Toscana quello che è nella sua storia, nel suo presente e nel suo futuro, assolutamente impermeabile a qualsiasi tentativo di infiltrazione”. Nel ripercorre quanto fatto negli anni per “monitorare tutti i fenomeni presenti nel tessuto economico e sociale”, il presidente riafferma la “determinazione politica” fin qui tenuta e si concentra su una parola chiave: prevenzione. Un sistema preventivo forte, spiega infatti, è la premessa per costruire una società civile libera da ogni tentativo di infiltrazione. “La Toscana è in prima linea contro la criminalità organizzata e proprio ieri la giunta ha approvato la delibera 599 con sui ci costituiamo parte offesa. Significa una scelta determinata, chiara e inconfutabile di essere accanto alla Magistratura per accertare i fatti, e offrire conforto e rispetto ai cittadini” spiega, rilevando l’importanza di “operare con regole trasparenti che garantiscono lo svolgimento delle attività produttive di assoluta rilevanza per l’economia toscana com’è quello del settore delle pelli e delle concerie”.

Giani si concentra poi sugli “effetti” dell’emendamento che oggi propone di eliminare: “Gli uffici regionali della direzione ambiente ed energia hanno ritenuto che la modifica introdotta non ha prodotto alcun effetto sui percorsi autorizzativi avviati. Non vi sono stati casi in tutta la regione – afferma – in cui quest’emendamento abbia avuto effetti con autorizzazioni meno complesse di quanto richieda l’assoggettamento ad Aia. Anzi, gli uffici stessi stanno valutando le caratteristiche di ulteriori impianti per i quali è possibile che si proceda, a seguito di approfondita valutazione tecnica, ad attivare ulteriori procedimenti per conseguire l’autorizzazione Aia nei confronti di gestori di impianti di depurazione a suo tempo autorizzati con autorizzazione unica ambientale. Certo non possiamo affidarci solo alla rigorosa interpretazione degli uffici e ritengo che questo Consiglio può decidere, per evitare ogni equivoco e disputa interpretativa, di eliminare dalla legge 20 il contenuto dell’emendamento introdotto a maggio scorso”.

La proposta di abrogazione dell’emendamento e la costituzione di parte offesa viaggiano in parallelo con un altro elemento che il presidente chiarisce con precisione: “Saremo al fianco dei cittadini per conoscere esattamente le condizioni ambientale dei siti oggetto di smaltimento illecito”. La collaborazione dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpat) che, a detta di Giani, “costituisce prezioso riferimento per la nostra azione”, sarà “indispensabile per le analisi, le bonifiche, l’azione di controllo sul territorio. Vedrete – afferma rivolgendosi all’aula – la Regione parte attiva a salvaguardia delle condizioni indispensabili di vita dei nostri cittadini. La tutela dell’ambiente e le azioni attive per la sua difesa sono fra gli obiettivi principali dell’azione di questa Giunta”.

Giani espone anche considerazioni sulle persone coinvolte nell’inchiesta e che svolgono ruoli pubblici. In primo luogo Ledo Gori. “Nella conferma del capo di gabinetto ho valutato l’opportunità di avvalermi di persona di esperienza e di conosciuta competenza nel ruolo, in grado di seguire il passaggio dall’amministrazione uscente all’attuale”. “Gori – dichiara – è persona conosciuta e stimata all’interno della Regione, negli enti locali, nei diversi mondi del sociale, dell’economia, della rappresentanza che hanno rapporti con l’amministrazione”. Acquisita conoscenza dell’indagine e dei capi di imputazione ipotizzati, Giani spiega: “Su mia indicazione è stata inviata a Gori una comunicazione di avvio del procedimento di revoca della nomina di capo di gabinetto e conseguente risoluzione del contratto di lavoro. Il procedimento è stato avviato nell’interesse pubblico. Mi auguro sinceramente che Gori abbia la possibilità di chiarire la propria posizione e l’estraneità ai reati contestati”, afferma ancora il presidente che poi precisa la scelta della nomina di Edo Bernini a direttore della direzione ambiente ed energia: “Aveva già guidato il settore dimostrando competenza e professionalità. La sua nomina è comunque avvenuta in esito alla pubblicazione di un avviso pubblico per la presentazione di candidature”.

Sulle vicende che riguarderebbero il consigliere Andrea Pieroni, Giani conclude: “Non riconosco alcun contenuto che mi possa essere correttamente riferito. Analogamente per quanto riguarda il sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda”, conclude.

 

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