Festa dell’Europa, la Toscana l’ha celebrata con una seduta solenne del Consiglio video

Mazzeo: "Da qui parte il messaggio forte del nostro essere e sentirci europei"

“L’Europa non è qualcosa di altro da noi, ma l’Europa siamo noi e come Toscana ne costituiamo le radici più vere e più profonde”. È un messaggio forte quello che ieri ha lanciato il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, nella prima seduta solenne dedicata alla Festa dell’Europa. Un messaggio che fa proprio lo slogan coniato dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen qualche giorno fa a Firenze I care, We care – Mi sta a cuore, ci sta a cuore, citando Don Milani, e propone che venga inciso su una targa da porre all’entrata dell’aula consiliare.

“Il valore della politica – continua Mazzeo sempre parafrasando Don Milani – sta nel ‘sortirne insieme’ e nessuno, oggi più che mai, può pensare di salvarsi da solo. Tanto più l’Europa sarà forte e dimostrerà di essere davvero Unione, tanto più potremo uscire finalmente dalla terribile pandemia che ha segnato le nostre vite”. “Non è un caso che l’Europa, grazie ai suoi trattati e grazie alla carta Europea dei diritti dell’uomo, sia oggi il continente dove maggiormente è rispettata la libertà e la vita dell’uomo”. E ancora non è un caso, dichiara il presidente, che “il primo stato al mondo ad aver abolito la pena di morte e la tortura sia stata proprio la Toscana del Granduca Pietro Leopoldo nel 1786. Questa Europa della libertà, dei diritti, della democrazia è la nostra Europa ed è giusto festeggiarla”.

E perché sia davvero la “nostra Festa”, “serve fare un ulteriore passo avanti, verso una nuova Unione”. Nel ricordare le parole che Altero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni scrissero su quello che sarebbe diventato il Manifesto di Ventotene e che nel 1941, con l’Europa che era sotto le bombe, potevano sembrare una pazzia – Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato. La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà – Mazzeo ricorda come la via non sia stata né facile né sicura, ma l’abbiamo percorsa, almeno per un tratto che ha portato i nostri nonni prima a battere il nazismo e il fascismo e poi a costruire una Europa di solidarietà, di giustizia, di pace”.

Anche per questo dal Consiglio riunito in seduta straordinaria e solenne deve partire “forte il messaggio di essere e sentirsi sempre più cittadini europei”. “Esattamente quello che era l’obiettivo di Robert Schumann quando, il 9 maggio del 1950, pronunciò le parole che avrebbero rappresentato la scintilla per la nascita del processo che ci ha poi portato alla nascita vera e propria dell’Unione”. “Quello, ricordiamocelo bene, fu un passaggio che nacque per la lungimiranza e un pizzico di immaginazione dei politici di allora. E questo dovrebbe insegnare a tutti noi che una delle motivazioni più vere e profonde del fare politica è proprio la capacità di saper guardare anche al di là del tempo presente e utilizzare nelle scelte dell’oggi anche un po’ di utopia. Allora – continua – si trattava di trovare una comune soluzione a un problema che per anni aveva diviso i popoli europei e li aveva fatti combattere e uccidersi l’uno contro l’altro: la gestione del carbone e dell’acciaio. Oggi, dopo aver vissuto questo terribile anno dettato dalla pandemia, siamo chiamati a costruire la ripartenza. Una fase nuova in cui nessuno possa pensare di fare a meno della condivisione con gli altri popoli europei”.

Nel ringraziare tutti i membri della commissione politiche europee “che hanno proposto e voluto che le celebrazioni di questa ricorrenza fossero istituite per legge” continua citando il presidente Francesco Gazzetti, i vicepresidenti Giovanni Galli e Anna Paris, i commissari Fausto Merlotti, Irene Galletti, Valentina Mercanti, Massimiliano Pescini, Andrea Vannucci, Gabriele Veneri e Marco Stella “che è stato il primo ad avere l’idea di celebrare questa seduta solenne”, Mazzeo esprime soddisfazione per gli oltre cento Comuni della Toscana che nello scorso weekend hanno raccolto l’invito a illuminare di blu i loro municipi o i loro principali monumenti.

Annuncia poi gli interventi del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e del presidente dell’Istituto universitario europeo Renaud Dehousse, “due presenze che si legano in maniera assai significativa” al video mandato in onda ad inizio seduta che, spiega Mazzeo, “vuole essere il vero filo conduttore di questa giornata: guardare all’Europa come luogo di opportunità, come sogno dove realizzare il proprio futuro, come orizzonte per le nuove generazioni e le bambine e i bambini di oggi. È l’essenza stessa di quel Next Generation Eu che siamo chiamati a realizzare nel segno della sostenibilità ambientale, dell’innovazione, della ricerca, ma è anche un ideale passaggio di testimone tra chi l’Europa ha contribuito in questi anni a crearla e chi, oggi, è chiamato a farle fare un ulteriore e significativo scatto in avanti”.

Anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, è intervenuto durante la seduta solenne del consiglio regionale dedicata alla Festa dell’Europa ringraziando il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo e con lui i 40 consiglieri “per avere voluto consentire in quest’aula un pensiero speciale, particolare per un’Europa che è riferimento per la nostra comunità, dei nostri ideali, dei nostri sogni e del nostro modo di vivere la prospettiva di crescita e di civiltà a livello mondiale”.

“Il giorno, lo sappiamo, è il 9 di maggio, e in quel giorno – ha aggiunto Giani – io ero a celebrare questa giornata proprio nella prospettiva di onorare l’istituto universitario europeo. Era stata scelta nella giornata degli stati dell’Unione dall’università europea come la location adatta il teatro romano di Fiesole dove la civiltà romana dà il senso di quella prima integrazione europea”.

“Un’unificazione – ha spiegato – all’insegna di questa dimensione che dura per undici secoli. E dopo il periodo della decadenza ritroviamo nel nostro Paese il senso dell’identità dell’Europa proprio in Toscana, con Dante, che nei 700 anni dalla scomparsa viene celebrato come uno dei padri dell’Europa. La dimensione multidisciplinare con cui Dante ci porta nella Divina Commedia a parlare di storia, astronomia, geografia, scienza è indubbiamente l’apertura mentale di un’Europa che si ritrova in quello che è per noi il Sommo poeta. Il suo respiro europeo è sottolineato e evidenziato da tanti studiosi in questo anno dantesco”.

Ma è evidente che il momento in cui la nostra terra, la terra di Toscana si caratterizza con un respiro che dà un contributo altamente positivo allo sviluppo rinascimentale europeo, è proprio il periodo a noi così caro del Rinascimento. Ed è proprio da qui, dalla nostra Toscana, da Pisa e da Firenze, che l’estro sperimentalista di Galileo Galilei nel seicento dà il senso di un’Europa che su base nazionale, e su base di verifica dei processi della scienza trova un movimento che poi caratterizza la crescita della scienza in Europa” ha aggiunto il presidente della Regione.

“Tutto questo – ha spiegato Giani – si esprime in un secolo, il ventesimo, in cui l’Italia è subito protagonista con la Ceca, la Comunità europea per il carbone e l’acciaio, e nel 1960 il simbolo più forte di quello che sarà tra sei Nazioni, il Mercato comune europeo, esprimendo per capitale proprio a Roma. L’Italia sarà sempre protagonista dalle prime elezioni del Parlamento europeo, in questo processo di unione che dà un respiro forte non solo in termini valoriali, ma anche di consapevolezza di quello che vediamo oggi. C’è un’Europa che rispetta i valori e le autonomie locali, che rispetta le singole identità. Il respiro che noi viviamo dell’Europa in questa aula, l’aula del Parlamento della Toscana è qualcosa di sentito, di forte, proprio perché c’è una storia che guarda al futuro che è consapevole del valore dell’Europa”.

“Come stare come Toscana in Europa – ha concluso Giani – è un ruolo che ci deriva dal nostro DNA e dalla nostra cultura. Negli anni settanta, dopo che un congresso a Messina aveva lanciato l’idea di un’Università europea, si discusse molto dove fare il centro degli studi universitari post laurea. Dove i dottori di ricerca dell’Unione europea potessero contribuire a formare una classe dirigente e grazie a personalità di grandissimo spessore come Amintore Fanfani e Giorgio La Pira, la scelta fu quella che portò al primo atto costitutivo, nel 1972, dell’Istituto universitario europeo. Il prossimo anno festeggeremo i cinquanta anni di quell’atto, in cui attraverso una convenzione gli Stati membri si univano per far partire l’esperienza di una Università europea che è oggi sulle colline di Fiesole, ed è il nostro riferimento del modo di stare in Europa. Noi sentiamo un ruolo simbolico, attraverso questa istituzione, del modo in cui la Toscana sta in Europa e guarda all’Europa come il livello istituzionale fondamentale per un futuro carico di speranza per le giovani generazioni”.

 

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