Produzione di olio in recupero in Toscana nonostante la siccità estiva

Preoccupa l’esplosione dei costi che penalizza il settore

Produzione di olio in recupero in Toscana ed in leggero rialzo rispetto all’anno precedente stimabile tra il 10% e il 20%. L’effetto delle piogge agostane ha rilanciato l’entusiasmo degli olivicoltori toscani che riusciranno a raccogliere di più di quanto immaginato solo poche settimane fa a causa della grande siccità estiva che aveva fatto temere una nuova disastrosa annata dopo quella dimezzata del 2021.

Qualitativamente sarà invece un’annata di qualità con le olive che si presentano belle e sane mentre per le rese ci sarà da aspettare le prime frangiture con il grosso della raccolta in programma tra la fine di ottobre e tutto il mese di novembre.

A dirlo sono Coldiretti Toscana e Consorzio di Tutela dell’olio Toscano Igp all’indomani della pubblicazione del report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” che ha stimato un calo della produzione a livello nazionale del 30% insieme ad un aumento dei costi in media del 50% per le aziende. “Se pur con differenze tra zona a zona, dalla costa all’entroterra, in conseguenza dei tanti microclimi che caratterizzano la nostra regione, possiamo dire che in questo momento la prossima annata olivicola ha imboccato la direzione giusta.

“La Toscana è in controtendenza rispetto ad un quadro nazionale negativo. – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – Gli olivi si sono ripresi rapidamente, e molto bene, dopo mesi di assenza di precipitazioni e grande caldo che aveva fatto annusare una stagione disastrosa. Si sono adattati molto bene in una situazione di forte stress idrico dimostrando una straordinaria resilienza. E’ stata una stagione molto complicata dal punto di vista agronomico e climatico che ci impone di correre rapidamente ai ripari perché estati come queste saranno sempre più frequenti con iniziative infrastrutturali, e penso agli invasi, ed agronomiche. L’olivicoltura per la nostra regione, e per il paese, è molto di più che la semplice produzione di cibo. E’ biodiversità, è turismo, è export. E’ l’identità del Made in Tuscany ed il simbolo della Dieta Mediterranea”

Per l’olivicoltura non è stata certa una stagione facile. La fioritura degli olivi è stata abbandonatissima e promettente in primavera ma l’arrivo delle prime fiammate termiche tra maggio e giugno unito alla carenza idrica hanno creato problemi di allegagione provocando in alcune aree anche fenomeni di cascola dei frutti. Le olive che hanno resistito sulle piante nelle settimane successive sono riuscite a riprendere vigore con le piogge di agosto anche se non sono mancati fenomeni estremi con grandinate e trombe d’aria che hanno colpito duramente in alcune aree della regione. A preoccupare ora gli olivicoltori sono gli attacchi tardivi della mosca olearia che il caldo ha tenuto lontane dagli olivi fino ad ora. Rispetto ad un’annata media che in Toscana si aggira intorno ai 150.000 – 170.000 quintali, la prossima raccolta dovrebbe portare nei frantoi, secondo una stima di Coldiretti Toscana, tra i 110.000 ed i 120.000 quintali, inferiori certo ma in aumento se lo confrontiamo con i 100.000 quintali di olive raccolte nel 2021.

Ma se da un lato la prossima raccolta si avvia verso previsioni più miti, dall’altro l’esplosione dei costi penalizza il settore. A pesare sono i rincari diretti e indiretti energetici che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più sullo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. I costi dell’elettricità sono quintuplicati.

“La conseguenza – spiega Coldiretti Toscana – è che scendono i ricavi delle imprese mentre il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola con l’olio extravergine d’oliva che non farà eccezione e per il quale sono attesi forti rincari sugli scaffali in autunno con l’arrivo delle nuove produzioni. Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale, secondo Coldiretti e Unaprol, occorre un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve. E, ovviamente, per sostenere le aziende italiane di scegliere un prodotto verificando attentamente l’etichetta, con le origini delle miscele non sempre ben visibili. Coldiretti Toscana torna a ribadire la necessità di proseguire a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall’aumento sconsiderato dei costi energetici. Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”.

La coltivazione dell’olivo è diffusa in tutta la Toscana con circa 100 mila ettari di superficie coltivata, situati per il 90% in zone collinari o di bassa montagna e distribuiti prevalentemente nelle province di Firenze, Grosseto, Siena e Arezzo. Oltre 50 mila aziende coltivano olivi, ma il 43% ha una superficie inferiore all’ettaro, il 60% inferiore a due ettari. Sono cinque le Dop e Igp degli oli extravergini di oliva, registrate dall’Unione Europea, che si riferiscono a zone di produzione comprese nel territorio regionale. Si tratta del Chianti Classico Dop, Terre di Siena Dop, Lucca Dop, Seggiano Dop e del Toscano Igp, la più importante produzione di qualità a livello nazionale con oltre 9.000 tra produttori e trasformatori, su 23.160 totali a livello nazionale e 7 milioni le piante iscritte al Consorzio di Tutela – che fanno emergere la Toscana anche per il numero di olii certificati a livello nazionale.

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