Consumi in leggera ripresa in Toscana: ma in un anno è -42,6%

I dati dell’osservatorio permanente nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese Ey

L’osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese Ey registra ancora un forte calo dei consumi – sebbene con un recupero di 22,6 punti percentuali su gennaio – a febbraio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con -35,8%. Lucca registra un calo del 33,4% e si trova quindi al di sotto la media nazionale.

Tra le aree geografiche più colpite c’è però il centro Italia e quindi anche la Toscana. In queste regioni si registra in media un calo del -40,5%, seguite dall’area nord est -38,3% e dall’area sud -36,1%. A sorpresa l’area n ord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta), segnata dal peso della regione più colpita dall’anno di pandemia, chiude il mese a -31,6% Il bilancio sugli ultimi dodici mesi vede così la ristorazione perdere il -56,5%, l’abbigliamento il -46%, il non food il -29,1%.

Per la prima volta dall’inizio del lockdown il trend più negativo si registra in Umbria, che perde il 74,3% a causa del colore rosso che l’ha contrassegnata per quasi tutto il mese di febbraio. A sorpresa la Toscana scende sotto la soglia del 50% che l’ha contrassegnata per l’intero anno di pandemia e segna -42,6%, seguita da Campania -42,4%, Liguria -42,3% ed Emilia-Romagna -41%. Nell’analisi per città la peggiore è Genova -53,8%, la migliore Torino -31,3%. Tra le due estremità della classifica troviamo Firenze -51,3%, Bologna -44,6%, Napoli -39,7% Roma -39,1%, Milano -37,8%, Venezia -37,4% e Palermo -36%.

È la provincia di Perugia la peggiore d’Italia. Fa segnare un drammatico -80,2%. Solo le province lombarde (Bergamo, Brescia e Monza) avevano fatto peggio in marzo 2020 toccando punte del -88%. L’Umbria e le sue province sono state rosse per quasi tutto il mese di febbraio con interdizione di scuole, bar, ristoranti, negozi e questo ha fatto pagare una tassa pesante in termini di consumi. Segue distanziata di 20 punti percentuali la provincia di Chieti -60,7% e Genova -51%, anch’essa in zona semi-rossa nel mese di febbraio con conseguenti limitazioni in tutti i settori. A breve distanza troviamo Firenze -50,2%. Le province che seguono si attestano tutte sotto il 50%. A partire dall’Emilia-Romagna con Reggio Emilia -48,6%, Bologna e Forlì-Cesena -44%, Parma -42,5%, Modena -37%, Rimini -25,4% per finire alla Toscana con Firenze -50,2%, Livorno -47,5%, Lucca -33,4%.

Tra i canali di vendita il mese vede sempre in sofferenza il travel con un -59,9%. La pesante situazione, che vede il mancato afflusso di turismo italiano e straniero, sta imponendo agli operatori del settore un ripensamento dei format e una rimodulazione dell’esperienza d’acquisto per il futuro. Continua la flessione di centri commerciali -43,2% e outlet -36,5%. Risultati meno sconfortanti per le altre località con -27,8%. In recupero le high street che chiudono a -27,6%, un risultato quest’ultimo in gran parte dovuto alla chiusura dei centri commerciali nei fine settimana e al conseguente affollamento dei centri città e delle vie dello shopping.

“In febbraio continua l’onda negativa in tutti i settori, tranne nel non food che, sulla scia delle minori restrizioni di alcune merceologie e della ritrovata voglia degli italiani per la lettura, per l’arredamento della casa e per gli oggetti di elettronica, chiude il mese di febbraio con una contrazione ridotta – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese –. Resta il fatto che, nonostante l’avvio della campagna vaccinale, abbiamo di fronte un altro anno di convivenza con il virus e per questo dobbiamo ritrovare fiducia sapendo gestire le aperture e non le chiusure. Continuiamo a sostenere che gli operatori del commercio hanno messo in atto in tempi rapidissimi protocolli operativi molto stringenti, volti a prevenire i rischi di contagio nelle diverse tipologie di esercizi, siano essi situati sia nei centri delle città sia all’interno di centri commerciali, parchi commerciali o altre strutture analoghe”.

Febbraio segna ancora un forte calo dei consumi (-35,8%), influenzato dalle chiusure e dalla ridotta mobilità. Iniziamo a osservare anche un cambiamento negli stili di consumo degli italiani che, a distanza di un anno dall’emergenza, si stanno abituando a rinnovare meno spesso l’abbigliamento e a non poter consumare i pasti fuori casa. Sarà importante capire se questo trend si confermerà anche in presenza di futuri allentamenti delle misure sanitarie, o se sarà necessario un periodo più lungo di assestamento, prima di poter tornare alle vecchie abitudini”, dichiara Paolo Lobetti Bodoni, med business consulting leader di Ey.