A rischio chiusura la sede Inps di Borgo San Lorenzo. La Cgil: “Basta con i tagli ai servizi” foto

Valeria Cammelli, coordinatrice Cgil Mugello: "Crediamo indispensabile il radicamento degli uffici sul territorio"

A rischio chiusura la sede dell’Inps di Borgo San Lorenzo.  Il grido d’allarme della Cgil: “Non possiamo permettercelo, basta col tagliare servizi a un territorio già penalizzato”.

“L’Inps è un ente dello Stato di particolare importanza per tutti, ma proprio tutti, i cittadini. Tutti perché le lavoratrici e i lavoratori che prestano la loro opera, in ogni settore e con ogni qualifica all’interno dell’ente, rispondono a tante domande che interessano tutto l’arco della vita: dal bonus bebè all’assegno ai superstiti, passando per le liquidazioni di pensioni o di periodi di malatta – spiega il sindacato -. Per non parlare di tutta la partita del sostegno al reddito, che in questo periodo di pandemia ha assunto un’importanza strategica per una larga parte di cittadini e per la società tutta”.

“Ed è proprio per questi ruoli di particolare importanza che crediamo indispensabile il radicamento dei suoi uffici sul territorio, a partire da quelle aree interne, e il Mugello lo è, – precisa Valeria Cammelli, coordinatrice Cgil Mugellodove è più difficile raggiungere i grandi centri, vuoi per la distanza, vuoi per carenze nei servizi di trasporto pubblico locale. A fronte di tutto ciò, c’è la nostra preoccupazione sul destino degli uffici Inps di Borgo San Lorenzo che lavorano per Mugello e Alto Mugello”.

“Sappiamo  – aggiunge – che alcune lavorazioni non vengono più effettuate in questa sede, ma spedite a Firenze perché a Borgo S. Lorenzo sono rimasti solo 6 operatori più il direttore, di 13 che erano solo qualche anno fa. Se, come previsto, nei prossimi mesi qualcuno di questi dipendenti cesserà il servizio, il rischio di chiusura sarà concreto. Non possiamo permettercelo. Questo territorio ha già perso servizi importanti per i cittadini, pensiamo al presidio Inail o al giudice di pace: non vogliamo che sia ulteriormente depauperato di servizi che lo Stato è tenuto ad erogare per i propri cittadini”.

“Sappiamo – conclude –  che l’incredibile prolungarsi della chiusura al pubblico delle sedi, dovuta ad una miope gestione dei tempi e degli spazi di lavoro, su cui i dipendenti, con le loro rappresentanze sindacali, non hanno potuto incidere in alcun modo ha comunque consentito di portare avanti le pratiche richieste. E’ in ogni caso sconcertante che un ente statale non si ritenga in grado di garantire ai propri dipendenti una corretta profilassi per affrontare questo virus, che non sia la semplice chiusura degli sportelli o uno smart working generalizzato, misure che hanno reso difficile il rapporto diretto con i cittadini utenti”.

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