Niente da fare per i 27 lavoratori di Navico: l’azienda di Montespertoli va avanti coi licenziamenti

6 febbraio 2025 | 19:15
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Niente da fare per i 27 lavoratori di Navico: l’azienda di Montespertoli va avanti coi licenziamenti

La Fiom Cgil annuncia che proseguirà lo stato di agitazione. Sconcertata anche la reazione del consigliere di Giani per il lavoro, Valerio Fabiani

Si è conclusa nel pomeriggio inoltrato di oggi (6 febbraio) la seduta plenaria del tavolo di crisi regionale dedicata alla Navico Rbu Italia Srl (settore meccanico), l’azienda di Montagnana, a Montespertoli, che ha chiuso i cancelli e avviato il licenziamento collettivo per  i 27 dipendenti.

Era presente una rappresentanza della multinazionale Brunswick Corporation, leader mondiale nella tecnologia marina e proprietaria di Navico. “Brunswick – fa sapere la Cgil di Firenze – ha rifiutato la richiesta presentata da tutte le parti al tavolo di ritirare i licenziamenti e ha dimostrato una falsa disponibilità a sospendere la procedura di licenziamento perché disponibile a valutare offerte di soggetti interessati solo entro trenta giorni, e a condizione che queste non arrivino da concorrenti”.

Così Stefano Angelini, segretario Fiom Cgil Firenze Prato Pistoia: “Brunswick ha paventato un’apertura non reale: non è pensabile in soli due mesi individuare aziende estranee al settore in grado di formulare offerte di acquisto. Un comportamento inaccettabile e irrispettoso dei lavoratori, delle istituzioni e del territorio tutto”. La Fiom mantiene lo stato di agitazione, farà assemblee coi lavoratori ed è pronta a mettere in campo tutte le iniziative per far cambiare idea all’azienda.

“È stato scioccante, non ci era capitato niente di simile, neppure nei casi più gravi”, chiosa Valerio Fabiani, consigliere di Eugenio Giani per lavoro e crisi aziendali.

“Navico, la multinazionale norvegese che intende trasferirsi in Messico, non ha recepito niente al tavolo regionale: né le proposte delle istituzioni (la Regione, ma c’era anche il Comune di Montespertoli) per favorire una reindustrializzazione del sito; né il riconoscimento di ammortizzatori sociali, né le misure di formazione o per il reinserimento dei lavoratori. Niente – ribadisce Fabiani – nessun interesse per il territorio, per le sorti di chi ci lavora, le istituzioni, i sindacati, niente. Una lezione su ciò che un’impresa non deve fare”.