Firenze, inaugurata la mostra fotografica in ricordo degli atleti deportati nei campi

L'esposizione ripercorre la storia dei tantissimi sportivi la cui vita venne stravolta dalle leggi razziali imposte dal regime fascista e da quello nazista

Campioni nella memoria. Storie di atleti deportati nei campi di concentramento. Questo il titolo della mostra fotografica unica in Italia che è stata inaugurata oggi nel centro Expo del Consiglio regionale Carlo Azeglio Ciampi di via dei Pucci, a Firenze.

La mostra studia e ripercorre la storia dei tantissimi atleti la cui vita venne stravolta dalle leggi razziali imposte dal regime fascista e da quello nazista. Curata della sezione fiorentina dell’Unione nazionale veterani dello sport ‘Oreste Gelli, nel 60esimo anniversario della costituzione della Sezione Unvs di Firenze, in collaborazione con il presidente del Consiglio Regionale della Toscana e con il patrocinio del Coni Toscana, la mostra è composta da 48 pannelli, formato A3 in forex, e ognuno di questi contiene la foto dell’atleta e la sua biografia con i motivi della deportazione (razziali, politici, religiosi).

Gli sportivi ricordati appartengono a differenti nazionalità e diverse discipline: dal calciatore empolese Carlo Castellani, deportato per motivi politici, al marciatore Shaul Ladany, sopravvissuto ai campi di concentramento e al raid dei terroristi palestinesi di Settembre Nero durante l’Olimpiade di Monaco nel 1972, senza dimenticare William Grover-Williams, pilota e agente segreto britannico.

Presentata per la prima volta nel 2013, ospitata nelle aule dell’Istituto comprensivo statale Altiero Spinelli di Scandicci, con la sponsorizzazione di quel Comune, l’iniziativa riscuote successo tra i ragazzi e viene riproposta in biblioteca comunale; tuttavia dopo qualche tempo finisce “congelata”. Ed è qui che interviene Paolo Allegretti, memoria storica dell’Unvs fiorentina, che recupera le foto e insieme ai Veterani dello sport tra il 2015 e il 2019 porta Campioni nella memoria nelle scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia, oltre che in convegni e congressi. E oggi, arriva l’inaugurazione nello spazio espositivo del Consiglio regionale.

Ad inaugurare la mostra sono intervenuti, per il Consiglio regionale, il vicepresidente Stefano Scaramelli e il consigliere Andrea Vannucci. Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, a Roma per partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, ha inviato un videomessaggio di saluto.

“Mi scuso per non essere presente all’inaugurazione di questa bellissima mostra – ha detto Mazzeo. – Credo che lo sport, attraverso la potenzia del suo linguaggio, possa aiutare a raccontare anche fatti tragici come quelli avvenuti durante il periodo nazista. Lo sport, ne sono convinto, è palestra di vita e può far crescere e migliorare il nostro fisico e può trasmetterci quei valori e quelle qualità che sono fondamentali nella vita individuale e sociale. E poi c’è lo sport agonistico, che allena a far crescere eccellenze sportive ma anche a far crescere uomini e donne”.

Per Mazzeo, dopo un’estate definita “incredibile” per il nostro sport, “mandare questo messaggio, e cioè che lo sport e la memoria possono stare insieme, e che lo sport, attraverso le sue gesta, può raccontare quello che è stato ma anche quello che non deve essere più. Infatti – continua il presidente – questa mostra raccoglie le storie di atleti che per non piegarsi alle ideologie del nazismo e del fascismo hanno subito la deportazione nei campi di concentramento e purtroppo alcuni di loro vi hanno perso la vita”.

“La memoria si trasmette – ha sottolineato Mazzeo – e torno perciò a mandare un messaggio a ciascuno di voi: oggi che non ci sono più quelle donne e quegli uomini che hanno vissuto quel periodo terribile, ognuno di noi deve svolgere ancora di più il ruolo di amplificatore ed essere parte di una staffetta, come quella che ha trionfato alle olimpiadi, che si passa la memoria dall’uno all’altro, fidandoci e senza voltarci indietro. Questo è il messaggio più forte, il testimone è nelle nostre mani e noi sappiamo che dobbiamo fare la nostra parte. Perciò – ha concluso – prendiamoci l’impegno, tutti insieme, di tramandare la memoria, perché quello che è accaduto non accada mai più”.

Per il vicepresidente Scaramelli “è una mostra importante, che dimostra quanto lo sport possa essere veicolo di pace e nello stesso tempo di testimonianza di quella che è stata forse la tragedia in assoluto più grande dell’umanità e credo che lo sport oggi debba dimostrare ancora una volta con il proprio stile quello che è successo in passato, per non dimenticare. Molte volte non si dimenticano le gesta degli atleti, ed è corretto non dimenticare quanti di loro hanno subito la deportazione; bisogna ricordare il loro sacrificio, arrivato nella maggior parte dei casi fino alla morte, come accaduto per tantissime altre persone. La testimonianza degli sportivi è un grande volano nei confronti delle nuove generazioni”.

“Di tutte queste storie quella che mi ha colpito di più è quella di Carlo Castellani, a cui è dedicato lo stadio di Empoli. A Gusen, campo di sterminio vicino a Mauthausen, dove sono stato a fare il viaggio della memoria, c’è il segno del passaggio di questo ragazzo che fu deportato e trovò lì il destino più tragico. Io credo che il punto vero di questa mostra sia quello di dare un volto ai numeri, la dimensione della tragedia la danno i numeri, ma l’essenza della tragedia la dà la storia delle persone”, ha detto il consigliere Vannucci introducendo il dialogo con Barbara Trevisan, curatrice della mostra, Paolo Allegretti, responsabile attività culturali e di ricerca dell’Unvs e membro della Società Italiana di storia dello sport, Ugo Ercoli, presidente della sezione fiorentina dell’Unvs, e Gherardo Bonini, del comitato scientifico dell’Unione nazionale veterani dello sport – sezione O.Gelli di Firenze.

La curatrice della mostra Trevisan ha raccontato che il suo è un viaggio cominciato dieci anni fa e che ha avuto come obiettivo quello di “avvicinare i ragazzi e le ragazze attraverso lo sport alla tematica del giorno della memoria”. “Inizialmente – ha spiegato – mi sono concentrata su atleti di religione ebraica, poi la scoperta che Carlo Castellani fosse stato deportato a Gusen mi ha fatto aprire i miei orizzonti, non concentrandomi solamente sugli atleti di religione ebraica, ma su tutti quelli che hanno visto compromessa la loro vita e le loro imprese sportive dalla tirannia nazifascista”.

Paolo Allegretti si sente un po’ il papà di questa rassegna: “Barbara Trevisan è la mamma naturale della mostra e io ne sono il padre adottivo. Ho recuperato questa mostra a Scandicci e l’ho portata in giro per l’Italia, attraverso la catena delle sezioni dei veterani dello sport, attraverso i Comuni e le istituzioni culturali, arrivando anche ogni anno in tantissime scuole”.

La mostra proseguirà fino al 31 gennaio con il seguente orario: da lunedì a venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Il videomessaggio inviato dal presidente Mazzeo.

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