Premio Selezione Bancarella: ecco la sestina dei finalisti

Il vincitore sarà proclamato domenica 18 luglio come da tradizione in piazza della Repubblica a Pontremoli

La cena degli Dei di Marino Bartoletti (Gallucci Editore), Arte è liberazione di Andrea Bigalli e Tomaso Montanari (Edizioni Gruppo Abele), La ballata della città eterna di Luca Di Fulvio (Rizzoli), Io sono la strega di Marina Marazza (Solferino), Non salvarmi di Livia Sambrotta (Sem), Per il mio bene di Ema Stokholma (HarperCollins): sono questi i libri che compongono la sestina dei finalisti del Premio Selezione Bancarella, che concorreranno per aggiudicarsi la sessantanovesima edizione.

Il vincitore sarà proclamato domenica 18 luglio, come da tradizione in piazza della Repubblica a Pontremoli. Al prescelto verrà
consegnato il San Giovanni di Dio, scultura dell’artista Umberto Piombino, ritraente il protettore dei librai. Il notaio incaricato, dottoressa Sara Rivieri, procederà allo spoglio in seduta pubblica delle schede che i librai indipendenti, per tale data, le avranno recapitato in forma anonima. Ogni scheda conterrà tre espressioni di voto ed il libro che avrà ricevuto il maggior numero di preferenze verrà decretato vincitore.

“Sono stati quattro mesi di faticosa selezione. Questo il lasso di tempo nel quale i librai pontremolesi e delle bancarelle hanno fatto pervenire ai presidenti delle associazioni ed alla Fondazione Città del Libro, le candidature e segnalazioni 2021 – spiega il segretario del Premio Bancarella, Ignazio Landi – Dei numerosi titoli proposti, questi sei sono risultati essere i più meritevoli per gradimento del pubblico, diffusione, contenuti”.

Gli autori si incontreranno per la prima volta, per presentare i loro libri a Cesena il 9 luglio, nella cornice del chiostro di San Francesco, attiguo alla Biblioteca Malatestiana. Durante la serata riceveranno la statuetta raffigurante il “libraio con la gerla”, simbolo dei “pionieri” della lettura, che carichi di volumi diffondevano la cultura da un paese all’altro d’Italia. “Requisiti necessari per questa attività itinerante erano la libertà di spostamento, la volontà di incontrare persone, di dialogare con loro, di raccontare storie contenute in quei manoscritti, di condividere momenti – sottolinea Landi – Quelli che ai giorni d’oggi sembrano quasi privilegi perduti”.

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