Neonato morto sulla nave, la Procura: “Lasciato solo in una cabina senza aria”

Il procuratore fa chiarezza sulla scarcerazione: “Nessun legame tra il decesso e gli atti della madre”
Neonato trovato morto nella cabina della nave da crociera, la Procura di Grosseto fa chiarezza: “Non c’è legame tra il decesso e gli atti della madre”.
“Le attività di indagine – spiega il procuratore capo in una nota – dirette da questa Procura della Repubblica il 20 maggio 2024 hanno portato all’emissione di tre decreti di fermo nei confronti di tre cittadine straniere dipendenti di una nave da crociera ormeggiata al largo di Porto Santo Stefano, alla luce del grave quadro indiziario rilevato nei confronti delle tre donne. In particolare, il sopralluogo nella cabina, la ricognizione cadaverica del bambino deceduto, l’analisi delle telecamere di sicurezza, le dichiarazioni del personale presente all’interno della nave, hanno consentito di accertare che la madre del bambino (che aveva presentato un certificato medico falso onde potersi imbarcare, pur essendo al nono mese di gravidanza e dovendo affrontare sei mesi di navigazione) e che le sue due compagne di stanza avevano celato la gravidanza della prima,che aveva affrontato il parto senza alcun ausilio medico (pure presente sulla nave) e tenuto nascosto il bambino per due giorni, privo di qualsivoglia assistenza sanitaria, di vestiti, pannolini e quant’altro utile alla gestione dei primi giorni di vita del neonato. Il piccolo è stato lasciato solo in cabina durante i loro turni di lavoro, cabina priva di prese d’aria e delle dimensioni di circa tre metri quadri . Tale condotta era proseguita sino alla constatazione del decesso del neonato da parte del comandante della nave ed era stata determinata dal timore di subire conseguenze pregiudizievoli sul luogo di lavoro”.
Il quadro descritto ha portato quindi la Procura maremmana a ritenere che vi fosse stata un’”accettazione deliberata, da parte delle tre donne, del rischio di mettere in pericolo la vita del neonato, al solo fine di evitare di perdere il posto di lavoro”, ed erano stati, quindi, emessi i decreti di fermo, “alla luce della concreta esistenza di un pericolo di fuga, tenuto conto che le persone coinvolte erano di nazionalità straniera, senza radicamento sul territorio nazionale, imbarcate su una nave che stava lasciando le acque nazionali”.
Successivamente, ieri, 24 maggio, effettuate le operazioni autoptiche, alla luce delle preliminari considerazioni peritali che hanno evidenziato la possibilità di una morte naturale, la Procura ha chiesto immediatamente la scarcerazione della madre del bambino deceduto in quanto “i comportamenti contestati alla madre e alle due compagne di stanza, pur essendo sussistenti, non sono, allo stato, da mettersi in relazione causale con la morte del bambino”.