Operazione antiriciclaggio della Guardia di Finanza nei “money transfer”: denunciati due fratelli



Nel mirino attività di Livorno, Cecina e Grosseto
Le Fiamme Gialle del Gruppo di Livornohanno concluso un’indagine nei confronti di 4 agenzie “money transfer” dislocate nei comuni di Livorno, Cecina e Grosseto,denunciando i titolari ritenuti responsabili di ricettazione, riciclaggio, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, mancata osservanza degli obblighi di adeguata verifica della clientela previsti dall’attuale normativa.
L’indagine trae origine da un’accurata attività info-investigativa condotta sul territorio labronico, culminata con l’individuazione e la sottoposizione a controllo di due fratelli pakistani titolari di altrettante ditte individuali “money transfer”, connotate da molteplici e significativi allert di rischio.
I successivi approfondimenti operativi consistiti nell’analisi dei conti correnti e della documentazione contabile e extra-contabile acquisita in sede di perquisizioni locali e informatiche presso i quattro punti vendita, hanno, infatti, permesso di accertare come i due fratelli al fine di garantire l’anonimato ai propri clienti ed eludere la normativa antiriciclaggio che grava sui servizi di rimessa di denaro, avessero utilizzato i dati e l’identità di persone ignare e/o clienti occasionali cui intestare fittizie transazioni di trasferimento di denaro.
I finanzieri hanno quindi sentito i numerosi clienti delle agenzie “money transfer” ispezionate i quali, in alcuni casi, hanno disconosciuto i trasferimenti di denaro registrati a loro nome affermando di non aver mai effettuato tali operazioni presso il punto vendita in questione mentre, in altri, hanno dichiarato di aver effettuato solo alcune delle operazioni di trasferimento di denaro che, invece, risultavano annotate a loro nome.
L’attività di polizia giudiziaria eseguita, nel cui complesso sono state monitorate 24.989 operazioni di trasferimento di denaro per un importo inviato complessivamente pari a 5.679.144,63 euro, ha, dunque, consentito di portare alla luce un vero e proprio sistema di frode messo in atto dai due fratelli pakistani che prevedeva l’attribuzione simulata delle somme da trasferire al di fuori dei confini nazionali a soggetti diversi da quelli reali, al fine di garantire l’anonimato agli esecutori delle rimesse di denaro. Il disegno criminoso è stato realizzato mediante l’illecita utilizzazione di documenti identificativi falsi, rubati o smarriti nonché dei dati anagrafici di soggetti del tutto ignari delle operazioni finanziarie agli stessi intestate, quali formali mittenti delle rimesse di denaro in questione.
A conclusione dell’attività d’indagine esperita sono state riscontrate 534 illecite operazioni di trasferimento di denaro per un importo complessivamente pari a 228.405,04 euro mentre i due fratelli venivano denunciati alla locale Procura della Repubblica per le ipotesi di reato in incipit indicate oltre ad essere segnalati all’Organismo degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi (OAM) per la conseguente cessazione dall’esercizio dell’attività.