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L'inchiesta |
Cronaca
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False assunzioni nelle cooperative per evadere i contributi: smantellato il giro gestito da due coniugi

2 febbraio 2024 | 09:30
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False assunzioni nelle cooperative per evadere i contributi: smantellato il giro gestito da due coniugi

Per la finanza assumevano anche parenti ma poi non prestavano alcun servizio: scattato un maxi sequestro, raffica di perquisizioni. In due casseforti trovati contanti per 165mila euro

Un sistema gelatinoso che per l’accusa aveva come obiettivo la frode al fisco, finalizzata all’evasione dei contributi previdenziali ed assistenziali da parte di due cooperative i cui dipendenti, solo formalmente assunti, erano però alle dirette dipendenze di una società a capo della quale secondo la finanza c’era uno di due coniugi finiti al centro dell’inchiesta. Undici le persone denunciate a vario titolo nell’inchiesta che si è concentrata su un gruppo di imprese di fatto della Piana di Lucca. Tra le altre cose, per l’accusa venivano assunti parenti dei due coniugi senza che poi effettuassero alcuna prestazione lavorativa.

A ricostruire il giro che ha ipotizzato una “somministrazione illecita di manodopera” realizzato dalle due cooperative in favore di tre imprese esterne al gruppo con il coinvolgimento, nel corso di 5 anni, di una cinquantina di lavoratori, sono stati i militari della guardia di Finanza di Lucca che su disposizione del gip del tribunale di Lucca, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare interdittiva dall’esercizio di qualsiasi carica societaria, per 1 anno, nei confronti dei due coniugi ritenuti amministratori di un gruppo di fatto di imprese, e a un decreto di sequestro preventivo di oltre 2.500.000 euro nei confronti di quattro persone fisiche e quattro imprese – due società cooperative e due società commerciali – operanti nella piana di Lucca.

Le misure sono state eseguite nei giorni scorsi dagli specialisti del Nucleo polizia economica finanziaria di Lucca, con l’intervento anche di una unità cinofila antivaluta del Nucleo operativo metropolitano del corpo di Firenze, di supporto per le contestuali attività di perquisizione nell’abitazione dei principali indagati e la sede delle società, nel corso delle quali sono stati rinvenuti circa 165.000 euro in denaro contante custodito in due casseforti, una delle quali era nascosta in un bagno.

L’attività trae origine da una complessa indagine svolta dal Reparto della finanza, iniziata a fine 2021, che ha permesso di ipotizzare, tra le altre condotte illecite, anche la somministrazione illecita di manodopera realizzato dalle due cooperative in favore di tre imprese esterne al gruppo con il coinvolgimento, nel corso di 5 anni, di una cinquantina di lavoratori.

Le articolate indagini, eseguite con l’ausilio dell’Ispettorato nazionale del lavoro alla sede di Lucca che si è occupato degli aspetti relativi alla materia del lavoro, hanno consentito di ipotizzare un sistema di frode al fisco finalizzato all’evasione dei contributi previdenziali ed assistenziali da parte delle cooperative i cui dipendenti, solo formalmente qui assunti, erano invece, per l’accusa, alle dirette dipendenze della società facente capo ad uno dei due coniugi.

Stando alla guardia di finanza, la frode si sarebbe consumata attraverso l’emissione di fatture false tra imprese del gruppo e imprese terze, che avevano come giustificazione contratti di appalto di servizi che, in realtà, sempre stando agli investigatori, celavano il distacco di manodopera.

In sostanza, la costituzione ad hoc delle cooperative rappresentava, per i finanzieri, solo uno schermo – ovvero un serbatoio di manodopera – per consentire l’assunzione di lavoratori da impiegare successivamente nelle società committenti, con il doppio beneficio per le società utilizzatrici, da una parte, di non avere formalmente in carico i dipendenti sotto il profilo contributivo-assistenziale e, dall’altra, di risparmiare sul costo della manodopera per via del “servizio” economicamente più vantaggioso fornito dal gruppo.

Inoltre, i finanzieri contestano anche il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, in riferimento all’illecita percezione del fondo d’integrazione salariale per Covid19 ottenuto dai dipendenti posti in cassa integrazione senza le ragioni – sostengono gli inquirenti – che ne avrebbero giustificato la percezione dall’Inps, ossia: l’effettiva diminuzione del fatturato.

Questa forma di sussidio, secondo la guardia di finanza, sarebbe stata anche erogata a favore di parenti di uno dei due coniugi ritenuto il vertice del gruppo e che risultavano, solo formalmente, dipendenti di società del gruppo ma che, di fatto, non svolgevano alcuna prestazione lavorativa.

All’esito degli accertamenti e delle indagini svolte, eseguite anche attraverso intercettazioni telefoniche, perquisizioni, acquisizione di sommarie informazioni da numerose persone, accertamenti bancari, l’esame di copiosa documentazione cartacea e informatica acquisita, complessivamente sono stati denunciati, a vario titolo, all’autorità giudiziaria 11 persone fisiche e 9 persone giuridiche per i reati di truffa commessa a danno dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, tentata estorsione, violenza privata e violazione della libertà e dignità del lavoratore.

I finanzieri hanno segnalato alla procura anche consistenti debiti erariali e contributivi delle aziende appartenenti al gruppo in questione, ammontanti complessivamente a oltre 3,3 milioni di euro.