Muore dopo 10 giorni di agonia l’ex commerciante tramortito a calci e pugni

Luigi Pulcini, 75 anni, non ce l’ha fatta. Intanto, si stringe il cerchio sull’aggressore
I medici l’avevano dovuto confessare alla moglie Sandra: erano poche, quasi nulle, le speranze che il marito, Luigi Pulcini, potesse salvarsi. Anche dopo due delicati interventi chirurgici per ridurre l’emorragia cerebrale provocata da un pugno sferrato dal suo aggressore, che lo aveva fatto cadere, infierendo e prendendolo a calci alla nuca, la situazione clinica dell’ex commerciante era rimasta disperata. A dieci giorni dalla brutale aggressione subita dal 75enne mentre si trovava davanti al bar Il buon caffè di via del Lanificio, che costeggia la centralissima piazza Umberto ad Altopascio, Pulcini, originario di Roma ma in vacanza nella case di Spianate con la moglie, originaria del Tau, non ce l’ha fatta. Fin da subito le condizioni dell’ex imprenditore in pensione, che a Roma aveva per tanti anni lavorato e gestito locali e pizzerie, erano apparse spacciate.
Troppo gravi i traumi riportati, causati da un pugno al volto assestato con una violenza inaudita, secondo quanto hanno raccontato i testimoni del terribile episodio avvenuto domenica 6 agosto scorsa, attorno alle 10,30. Un raptus esploso all’improvviso e per motivi che gli inquirenti ritengono più che futili: uno sguardo alla giovane fidanzata di un uomo che aveva accostato con l’auto, si era allontanato e poi aveva fatto ritorno per affrontare Pulcini. “Perché guardavi la mia fidanzata?”, gli avrebbe detto prima di colpirlo e lasciarlo tramortito a terra, dileguandosi a bordo di un’auto, che è stata subito individuata dai carabinieri e dalla polizia municipale grazie all’esame di numerosi filmati delle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso tutte le fasi dell’aggressione ma anche della fuga.

Il cerchio intorno all’aggressore si sta ormai chiudendo e le indagini sarebbero vicine alla svolta. Ma la morte di Pulcini aggrava il capo d’imputazione: dalle lesioni gravissime all’omicidio. Purtroppo, fin dalle prime ore, la vita di Pulcini era rimasta appesa ad un delicatissimo filo che si è spezzato nelle ultime ore e soltanto in mattinata la moglie Sandra, che si trova ancora a Spianate, per stare vicina al marito ricoverato all’ospedale di Cisanello, dove purtroppo è deceduto.

Va avanti intanto l’indagine dei carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Elena Leone, che in questi giorni hanno lavorato senza sosta per dare un nome e un volto all’aggressore e chiarire ogni fase dell’episodio di sangue. Sono state esaminate ore e ore di filmati ripresi dalle telecamere di cui è dotata la zona per risalire all’identità del responsabile. Sono state anche sentite numerose persone che hanno assistito ai fatti e la cui testimonianza potrebbe rivelarsi preziosa per dare una svolta alle indagini. Gli inquirenti vogliono anche capire con esattezza quale sia stato il movente che ha scatenato la folle reazione del giovane. Secondo quanto emerso finora, l’aggressore si è rivolto a Pulcini accusandolo di aver guardato la sua fidanzata con una certa malizia, ma i carabinieri non escludono che dietro all’intera vicenda possa esserci dell’altro. E’ subito crollata, invece, la versione resa da un trentenne che a due giorni dall’episodio si era presentato alla caserma dei carabinieri di Altopascio per autoaccusarsi dell’aggressione. Il suo racconto non ha trovato infatti alcun riscontro e non combaciava con le informazioni già acquisite dai carabinieri dai testimoni e dai video della sicurezza. Per questo motivo il giovane sarebbe al momento indagato per autocalunnia.
La procura ha scelto il massimo riserbo sulle indagini che mirano ad assicurare alla giustizia l’uomo che con l’aggressione ha provocato la morte dell’ex commerciante ma da quanto trapela fin dalle prime ore l’inchiesta si è stretta attorno ad alcuni soggetti noti alle forze dell’ordine, gravitanti nel Tau. La telecamera piazzata nei pressi del luogo dove è avvenuto il violento pestaggio ha ripreso molto distintamente l’auto utilizzata per la fuga dall’aggressore, che sedeva al posto del conducente.