“Strage di Viareggio, si fissi l’ultima udienza”

I familiari delle vittime scrivono al ministro Nordio: "Per colpa dei condannati in attesa di passare in giudicato sono morte 32 persone"

“Si fissi l’ultima udienza di questo infinito iter processuale”. Così Marco Piagentini, presidente de Il mondo che vorrei, associazione dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, scrive al ministro della giustizia Carlo Nordio.

“È con profonda amarezza che le scriviamo, per sensibilizzarla su un passaggio critico del processo per la strage ferroviaria del 29 giugno 2009 a Viareggio, che dura ormai da quattordici anni – si legge -. Il 30 giugno 2022 abbiamo avuto la seconda sentenza in appello e le conseguenti motivazioni. In questi giorni abbiamo appreso che il fascicolo del processo si trova ancora a Firenze. Da quanto abbiamo appreso, i termini per proporre ricorso in Cassazione sono scaduti intorno al 15 dicembre 2022 e pertanto non si capisce, e non è accettabile, che a distanza di quasi cinque mesi ancora il fascicolo si trovi presso la cancelleria postibattimentale in attesa di essere inviato a Roma in Cassazione. Abbiamo fatto sollecitare dai nostri avvocati la cancelleria, che ci ha assicurato che entro una settimana invierà il fascicolo. Tuttavia non possiamo redimerci da inviarle questa missiva per i continui ostacoli a un processo che già a causa della prescrizione ha visto gli imputati, anche se condannati, non rispondere per tre dei quattro capi di imputazione”.

“Adesso si comincia pure ‘a fare melina’ presso i tribunali. Sappiamo che alcuni imputati illustri compiranno 70 anni il prossimo autunno. Questa secondo lei può essere chiamata ancora giustizia? Le ricordo che per colpa dei condannati in attesa di passare in giudicato sono morte 32 persone, uccise bruciate vive nelle proprie case – prosegue la lettere -. Mi auguro che giunga a lei il nostro messaggio, affinché intervenga per quanto in suo potere, a far sì che l’ultima udienza di questo infinito iter processuale sia finalmente fissata. Naturalmente non mancheremo, oltre a segnalare alla sua persona, di farci sentire nelle sedi opportune. Vi chiediamo tuttavia di non costringerci a dover nuovamente fare i presidi davanti ai tribunali per mendicare l’ultimo straccio di giustizia”.

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