Ammazza due “lucciole”, Daniele Bedini rinviato a giudizio

Il processo in Corte d'Assise inizierà il 17 luglio

Rinviato a giudizio Daniele Bedini, sarà processato in Corte d’Assise per duplice omicidio e occultamento di cadavere. Lo ha deciso, questa mattina, il gup Mario De Bellis durante l’udienza preliminare al tribunale di La Spezia. Il processo inizierà il prossimo 17 luglio.

Assistito dall’avvocato Rinaldo Reboa. Il giovane artigiano residente nella provincia di Massa Carrara, fu arrestato dai carabinieri dopo due efferati delitti commessi, nell’arco di due giorni, a Marinella di Sarzana e accusato, oltre che del duplice omicidio aggravato, anche di occultamento di cadavere. 

Prima Nevila Pjetri, la 35enne albanese residente nella provincia apuana, e trovata morta sul greto del torrente Parmigliola, colpita all’orecchio sinistro con una pistola di piccolo calibro, e che aveva anche tentato di difendersi dal suo assassino, nel giugno dello scorso anno, poco prima dell’alba, poi, a meno di 48 ore,  la trans 43enne, Camilla, all’anagrafe Carlo Bertolotti, che di lavoro faceva la parrucchiera, anche lei uccisa con un colpo di arma da fuoco. Entrambe legate al mondo della prostituzione, rinvenute nella stessa zona, furono questi gli “indizi” che portarono i carabinieri del capoluogo ligure a seguire la pista di un unico omicida. L’arma, da quanto ricostruito dagli inquirenti, fu sottratta al padre del Bedini, che, infatti, ne aveva denunciato la scomparsa solo pochi giorni prima. “Il mio assistito è estraneo ai fatti – aveva spiegato il legale, nell’immediato – Il padre aveva denunciato il furto della pistola regolarmente detenuta. L’arma, che non è stata ancora rinvenuta,  al momento è soltanto compatibile con i proiettili trovati accanto ai due cadaveri. Avendo il mio cliente dei precedenti, è stato chiuso il cerchio su di lui”.

Portato nel carcere di La Spezia, dopo la convalida del fermo, tentò l’evasione calandosi dal muro con una corda fatta di lenzuola che si era rotta e fu trasferito all’istituto penitenziario di Cuneo, da dove, poi, scappò dopo essersi arrampicato a mani nude sul muro di recinzione, fuggendo tra i campi, raggiungendo la stazione dove, poi, era stato fermato dai carabinieri prima che salisse su un treno. Evasione costata cara al falegname carrarino, condannato a tre anni e due mesi.  Per lui, l’avvocato, aveva chiesto una perizia psichiatrica, accolta dal gip Fabrizio Garofalo: il tribunale aveva conferito l’incarico agli psichiatri Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti, mentre la difesa aveva nominato i professori Pietro Pietrini e Giuseppe Sartori. La linea difensiva puntava sul vizio di mente, ma le perizie hanno evidenziato che non vi era vizio di mente. Quindi Daniele Bedini è imputabile, cioè processabile. 

L’accusa di omicidio aggravato mossa dalla procura nei confronti di Daniele Bedini, per legge, non può essere né patteggiata né espiata col rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena.

I familiari delle vittime, assistiti dagli avvocati Silvia Rossi, Ignazio Sabatino, Sandra Biglioli e Giovanni Rossi, si sono costituiti parte civile.

Daniele Bedini, che mai ha parlato con i magistrati, avvalendosi della facoltà di non rispondere si è sempre dichiarato innocente in tutte le fasi dell’istruttoria ma i carabinieri del comando provinciale di La Spezia, diretti dal colonnello Andrea Fabi, avevano individuato il Dna delle due vittime sul furgone del falegname, oltre le immagini registrate dalle telecamere tra Sarzana e Carrara e quelle di un bar, che avevano ripreso un pick up Fiat Strada bianco con lo stop destro bruciato, proprio come quello di Bedini. In un audio acquisito dagli inquirenti erano emersi anche gli spari e le grida, e poi ci furono le testimonianze delle colleghe delle sex workers che avevano visto la sua auto, dove i Ris avevano trovato tracce di sangue nonostante sia stato lavato dopo i delitti. Un cittadino straniero che vive nella zona che lo avevano visto gettare i corpi come fossero sacchi dell’immondizia e un amico, dal quale si è presentato nella notte del primo omicidio tutto bagnato e con la maglietta sporca di sangue.

 

 

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