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Detenuto si impicca a Sollicciano, il Sappe: “Nuovo dramma nel carcere fiorentino”

21 novembre 2022 | 14:00
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Detenuto si impicca a Sollicciano, il Sappe: “Nuovo dramma nel carcere fiorentino”

Il sindacato torna ad appellarsi al ministro Nordio: “Netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie”

Ancora un episodio drammatico nel carcere di Firenze. Nella tarda serata di ieri, un detenuto di origini marocchine di 42 anni ha deciso di porre fine alla propria esistenza impiccandosi.

Lo comunica il Sappe, per voce del segretario regionale della Toscana Francesco Oliviero.

“L’uomo non era nuovo ad atti dimostrativi – spiega -. L’ultimo proprio qualche giorno fa nel reparto Accoglienza. Questa volta ha deciso stavolta di bloccare dall’interno la serratura della cella e proprio questo stratagemma non ha permesso l’intervento dell’agente addetto alla sezione, che non ha potuto evitare che il ristretto riuscisse a togliersi la vita. L’uomo pare abbia posto in essere il tutto per motivi affini al trasferimento per altro istituto toscano”.

Amara la considerazione di Oliviero: “Già noto alle cronache interne per aver gravato sulla sicurezza del penitenziario in tempi passati per cui fu trasferito, resta il dato certo che a distanza di pochi mesi, Sollicciano pare essere avvolta nella spirale dell’emulazione”.

“Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato – commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del Sappe -. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale della Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni”. E richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti e sconforta che le autorità politiche, penitenziarie ministeriali e regionali, pur in presenza di inquietanti eventi critici, non assumano adeguati ed urgenti provvedimenti”.

Impietosa la denuncia del leader del Sappe, che si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Fino ad ora i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono stati in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane. Chiedo quindi al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese”.

Constatiamo sul campo le emergenze del sistema penitenziario regionale. Certo le risposte non possono arrivare dalla sola Toscana, ma questo ennesimo suicidio nel carcere di Sollicciano non deve far solo riflettere: deve smuovere politica e Istituzioni per una assunzione di responsabilità non più rinviabile. Servono interventi per migliorare la vita dei detenuti e del personale delle carceri toscane e italiane”. Così il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) appresa la notizia del suicidio di un detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano.

Proprio da Sollicciano, lo scorso 24 marzo, è partito il percorso di verifica delle condizioni degli istituti penitenziari della Toscana. E in quella occasione, pur constatando che qualche miglioramento è stato fatto, Bugliani ha ravvisato la necessità di un “impegno continuo per sanare le tante criticità ancora presenti”. È già allo studio, come annunciato al termine della visita nel carcere fiorentino, una proposta di risoluzione per impegnare la Giunta, per quanto di sua competenza, ad attivare interventi su più fronti. “Non ultimo quello della qualità della vita dei detenuti ma anche del personale impiegato. La salute psichica e fisica sono due facce della stessa medaglia e possono essere garantite e raggiunte in diversi modi. Penso alla formazione e all’impego dei detenuti in attività lavorative che consentano loro da un lato di impiegare il tempo in maniera produttiva e soddisfacente, dall’altro di prepararli ad un reale reinserimento nella vita sociale al termine della pena”.

Un esempio di formazione come antidoto alla depressione e a forme di autolesionismo è quello del carcere di Massa, visitato da Bugliani lo scorso 11 novembre. “L’attività lavorativa legata ai tessuti che si svolge a Massa deve essere preso come modello. Come ho avuto modo di constatare, in quell’istituto, più che altrove, si è davvero riusciti a valorizzare la funzione di prevenzione speciale della pena dando valore alla qualità psico-fisica di detenuti e personale”.

“Credo – conclude il presidente della Commissione – che quanto successo la scorsa notte a Sollicciano ci richiami tutti ad una veloce e reale assunzione di responsabilità”.