Anfora romana in salotto: denunciati marito e moglie

Il manufatto risale al periodo compreso tra il secondo ed il primo secolo avanti Cristo ed è proveniente dai fondali marini

Era esposta in salotto come un normale vaso di terracotta ed invece si trattava di un’anfora romana sottratta al patrimonio dello Stato.

Questo è quanto hanno scoperto, all’interno di un’abitazione privata della città labronica, i finanzieri della Stazione Navale di Livorno durante un’operazione a tutela del patrimonio archeologico. L’attività, effettuata sulla base dell’attività investigativa svolta, si è conclusa con il sequestro del manufatto di pregevole valore storico-culturale.

La successiva perizia tecnica, eseguita dal personale della Soprintendenza archeologica, belle arti e Paesaggio per le province di Livorno e Pisa, ha confermato che il manufatto risale al periodo compreso tra il secondo ed il primo secolo a.C. ed è proveniente dai fondali marini.

Anfora romana in salotto: denunciati marito e moglie

L’anfora, di tipo “Dressel 1B”, era una di quelle utilizzate usualmente per il trasporto via mare del vino lungo le fiorenti rotte commerciali del “Mare Nostrum”, presumibilmente lungo la tratta che collegava gli antichi vigneti dell’Etruria al porto romano di Massilia (odierna Marsiglia), per essere successivamente venduta in qualche località della Gallia (odierna Francia).

Marito e moglie, proprietari dell’abitazione, sono quindi stati denunciati all’autorità giudiziaria, in concorso tra loro, secondo quanto previsto dal decreto legislativo  42 del 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato e violazione in materia di ricerche archeologiche”.

L’ennesimo risultato raggiunto dalla Stazione navale della Guardia di Finanza di Livorno rientra nella diuturna azione di vigilanza svolta lungo la propria circoscrizione, volta a tutelare non solo gli interessi economico-finanziari della comunità ma anche il Patrimonio Storico-Archeologico dello Stato colpendo coloro che si impossessano impropriamente di manufatti millenari sottraendoli alla pubblica visione.

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