Camorra: confermata la confisca di beni per 10 milioni di euro a un imprenditore di Pistoia

I beni confiscati, ubicati nelle province di Firenze, Pistoia, Roma e Venezia, consistono in 5 società, 3 fabbricati, 7 automezzi e decine di rapporti finanziari

La Corte d’Appello di Firenze, riunita in camera di consiglio, ha confermato nei giorni scorsi la confisca di beni, per un valore di oltre 10 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore di origini campane operante nel settore immobiliare e turistico alberghiero in provincia di Pistoia e a Roma.

Nello specifico i giudici fiorentini di secondo grado hanno confermato integralmente il provvedimento ablativo emesso dal tribunale di Firenze e respinto l’appello del proposto.

La decisione attuale giunge al termine di un procedimento di prevenzione iniziato nel 2020 col
sequestro effettuato dalla Dia di Firenze, in esecuzione del decreto del tribunale di Firenze, sulla
base di una proposta di misura di prevenzione patrimoniale a firma del direttore della Dia.

Alla base del sequestro le indagini economico-patrimoniali degli investigatori, tese a dimostrare la pericolosità sociale del proposto, legato ad ambienti camorristici napoletani, nonché la sproporzione tra la ricchezza accumulata negli anni e i redditi dichiarati dallo stesso.

Il destinatario del provvedimento, tramite i suoi legali, ha successivamente presentato numerose memorie difensive, esaminate dagli investigatori della Dia che, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Firenze, e in un lavoro sinergico con il procuratore aggiunto responsabile delle misure dei prevenzione, hanno effettuato nuovi accertamenti e ulteriori indagini economico-finanziarie. Un anno fa il decreto di confisca ha confermato il sequestro del 2020. Contro quest’ultimo, i legali hanno infine proposto appello, ma, come si legge nel provvedimento, la Corte ha ritenuto ampiamente provate sia la pericolosità generica sia quella qualificata dell’uomo, nonché la rilevanza della sproporzione tra i redditi dichiarati dallo stesso e le somme delle quali non è stata riconosciuta la legittima provenienza.

L’appello proposto è stato dunque “respinto perché infondato in tutti i suoi motivi ed il provvedimento di confisca emesso dal tribunale di Firenze – ufficio misure di prevenzione” integralmente confermato.

I beni confiscati, ubicati nelle province di Firenze, Pistoia, Roma e Venezia, consistono in 5 società, 3 fabbricati, 7 automezzi e decine di rapporti finanziari.

Il tribunale di Firenze, in questo periodo, ha affidato la conduzione delle società e degli alberghi ad un amministratore giudiziario, al fine di consentire la prosecuzione delle attività.

Da ultimo, nel pieno della crisi pandemica, è stato anche possibile utilizzare una delle strutture ricettive sotto sequestro come “albergo Covid”.

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