Sesso a pagamento nell’ex locale per scambisti a Marina di Massa: due arresti

14 le donne sfruttate identificate: molte vivevano uno stato di necessità e bisogno

I carabinieri di Massa, al termine di un’approfondita attività d’indagine finalizzata a disarticolare un sodalizio criminoso dedito al reiterato favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione di diverse donne nel capoluogo massese, su disposizione del gip, hanno arrestato due persone che, allo stato, sono indagate per violazione dell’articolo 3 della legge Merlin, del 20 febbraio 1958,  norma nata per contrastare i fenomeni di sfruttamento e favoreggiamento delle attività di meretricio.

L’attività investigativa, coordinata dal pm, Clarissa Berno, è scaturita da alcuni riscontri relativi ad annunci pubblicati su di un noto sito web di incontri, che hanno indirizzato i militari  a sospettare di un locale situato in un quartiere residenziale e tranquillo della frazione di Marina di Massa che, già in passato, era noto alle cronache per essere stato un club frequentato da coppie di scambisti. L’indagine ha consentito di evidenziare come, nel frattempo, la struttura avesse mutato i propri fini, diventando un vero e proprio luogo di esercizio della prostituzione da parte di diverse donne, tutte gestite e controllate da una coppia residente in provincia di La Spezia.

Nel corso delle indagini gli investigatori hanno ricostruito quello che verosimilmente era il modus operandi degli indagati: in primo piano una giovane donna, originaria dell’est europa, che aveva il compito di ricercare e selezionare le donne da avviare alla prostituzione e ne gestiva quotidianamente le attività di meretricio. La stessa, con il concorso del compagno italiano, provvedeva a perfezionare gli annunci degli incontri di natura sessuale a pagamento sui diversi siti per adulti e, al contempo, gestiva l’accesso dei clienti alla struttura, che ottenevano specifiche indicazioni per raggiungere il luogo dove avrebbero consumato i rapporti sessuali e i relativi importi delle prestazioni.

Le donne sfruttate, 14 quelle finora identificate, di diversa nazionalità ed età ma in prevalenza italiane, vivevano situazioni personali differenziate. In alcuni casi, i militari hanno accertato che vivevano uno stato di necessità e bisogno, tanto da essere costrette a prostituirsi anche per un’esigua somma di denaro, mentre il grosso dei proventi corrisposti dai clienti, pari anche al cinquanta per cento del totale, veniva trattenuto a fine serata dalla maitresse.

In alcuni mesi d’indagine i carabinieri hanno raccolto plurimi e concordanti elementi di prova utili a delineare un quadro indiziario di rilevante gravità nei confronti delle persone arrestate, elementi che il gip ha ritenuto tali da giustificare le misure cautelari cui i militari hanno dato esecuzione in data odierna.

Si tratta, evidentemente, di fenomeni particolarmente lesivi della dignità umana, attuati attraverso lo sfruttamento della mercificazione del corpo umano, che comportano inevitabilmente una svalutazione morale dell’individuo e che, pertanto, sono trattati con rigore dalla legge.

Il quadro indiziario sin qui dettagliatamente descritto verrà in seguito valutato nel giudizio, anche in contradditorio con gli indagati, i quali, già in sede di interrogatorio di garanzia, avranno la possibilità di fornire la loro versione dei fatti e di chiarire quale ruolo hanno assunto nella vicenda.

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