Corsie preferenziali in base alla residenza per la sanità, i comitati: “Scelta discriminatoria e incostituzionale”. 

I cittadini: "Sono ancora gli utenti a pagare il prezzo più alto"

“Come possono aver pensato i dirigenti delle aree vaste, l’assessore alla sanità, lo stesso presidente della regione, di riservare corsie preferenziali nelle prestazioni sanitarie in base alla residenza anagrafica?“.

Parole dure quelle che arrivano dai Comitati sanità Lucca che definiscono il provvedimento delle aree vaste “discriminatorio e con ogni probabilità incostituzionale”. 

“A quanto si apprende dai giornali e dalle proteste espresse dallo stesso sindaco di Livorno – spiega il Comitato – a Pisa, ma anche presso le altre aziende ospedaliere universitarie come Firenze e Siena, i pazienti residenti in loco otterrebbero la prenotazione delle prestazioni con precedenza rispetto a chi viene da fuori. Ci domandiamo: noi lucchesi non paghiamo le tasse come i pisani? O come i fiorentini e i senesi? Non abbiamo gli stessi diritti? Ci aspettiamo dai politici lucchesi così pronti a lodarsi ed autocelebrarsi una pronta protesta e la difesa dei diritti  dei loro concittadini.

“Vogliamo sperare – si legge nella nota – che nessun cittadino abbia dovuto patire ritardi nelle prestazioni a causa di questo assurdo criterio, ma se ritardi ci fossero stati  ci chiediamo: può la giustizia tollerare che i cittadini abbiano diverso trattamento in base al luogo di residenza? Chi ha potuto emanare queste norme senza che nessuno ne controllasse la costituzionalità? Ci pare una questione molto seria. Speriamo che venga riesaminata con urgenza e che siano adottati i provvedimenti  necessari  per evitare il ripetersi di  simili situazioni per il futuro.  Un debole tentativo, comunque, questo di ordinare i cittadini  per aree di residenza.  Per far quadrare un ‘bilancio’ che fa acqua: quello delle aree vaste, sulla cui realizzazione noi avevamo da subito espresso la nostra forte contrarietà. Il criterio selettivo della residenza ne denuncia e ribadisce la impotenza. Così come le quotidiane odissee dei cittadini che, dopo interminabili attese ai telefoni dei Cup,  ricevono prenotazioni in strutture lontanissime quando non, appunto, l’invito a rivolgersi al proprio Cup di residenza. Ma l’area vasta non doveva armonizzare e semplificare? Non pare proprio che sia così”.

Questa situazione sembra invece ancora una volta evidenziare il fallimento della riforma – concludono i comitati sanità –  un palese e colpevole deficit organizzativo, unitamente alla gravissima e invalsa carenza di personale organico. Non si fanno le nozze con  i fichi secchi. Sono ancora i cittadini a pagare il prezzo più alto”.

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