Caso Pantaleoni, interrogatorio fiume in udienza: il poliziotto risponde sui capi di accusa

L’imputato si è riservato di rispondere sul reato di riciclaggio e di presentare il memoriale di 500 pagine in altra udienza
Interrogatorio fiume oggi (14 dicembre) in tribunale a Pistoia per Gianluca Pantaleoni, l’ispettore della Polstrada di Lucca, distaccato a Montecatini Terme ed ex comandante ad interim a Viareggio, arrestato due anni fa dalla squadra bobile, e finito alla sbarra con 14 capi di imputazione. Il poliziotto, interrogato dal pubblico ministero, ha risposto a tutte le domande e, reato per reato, tranne quello del riciclaggio, ha cercato di smontare tutte le accuse. L’avvocato Giovanni Cantelli ha subito richiesto ed ottenuto dal collegio giudicante di rimandare l’esame del proprio assistito relativo al solo reato di riciclaggio dopo l’escussione dell’ultimo teste dell’accusa, un militare della guardia di Finanza.
Oggi, nuova udienza sul caso dell’Ispettore Gianluca Pantaleoni arrestato nel 2019 ed ancora sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora dopo essere stato in carcere e ai domiciliari. Mentre si presagivano sia le dichiarazioni spontanee che il deposito di un corposo memoriale di circa 500 pagine, con tanto di allegati, da parte dell’imputato e del suo difensore di fiducia l’avvocato Giovanni Cantelli del foro di Napoli Nord, nulla di tutto questo è avvenuto. Un cambio totale della strategia difensiva volta a svelare le proprie carte successivamente, a fine istruttoria, anche ad integrazione e completezza dei relativi sviluppi processuali.
Pantaleoni ha deciso di sottoporsi ad esame, limitando la facoltà di non rispondere alle domande inerenti le intercettazioni eccepite come inutilizzabili, argomento sul quale il collegio giudicante non ha ancora sciolto la riserva.
Esame quindi dell’imputato sui reati di abbandono del posto di servizio, peculato e detenzione di munizioni, palette e falsi sigilli, false malattie, truffa durante un corso on line, traffico di influenze illecite.
L’accusa si è concentrata in particolare sul reato di circonvenzione di incapace e truffa nei confronti della donna ipovedente di Pisa, che come noto ha sia revocato la costituzione di parte civile che recovato la querela, e di suo padre. Pantaleoni ha descritto nel dettaglio il rapporto di sola amicizia con la figlia e di conoscenza con il padre. “Mai lui avrebbe potuto fare una denuncia nei miei confronti – ha detto al collegio giudicante, ricordando anche la recente testimonianza dello stesso in aula.
“In quella denuncia – spiega Pantaleoni – la donna presunta vittima di circonvenzione aveva affermato di aver consolidato un rapporto affettivo con me, con promesse di convivenza, e di aver dormito più volte insieme a lui anche in un viaggio a Barcellona nella stessa camera matrimoniale, in tribunale, ascoltata come teste dell’accusa, aveva invece affermato che il rapporto era solo di amicizia e che mai è stata chiamata amore o tesoro. Ha ammesso anche di aver ricevuto da me 45 mila euro come restituzione dei soldi che mi erano stati dati senza accordo di restituzione”.
Cene, viaggi, gioco e donne – ha ammesso Pantaleoni con la stampa – sono le passioni che lo hanno accompagnato per molto tempo. “Il fabbisogno economico subentrato anche in seguito al divorzio non ha mai prevalso sulla responsabilità di ogni mia condotta, del rispetto dei limiti e senza mai travalicare nell’illecito – ha precisato – quello che prima era un diversivo, ha assunto i contorni di una vera e propria malattia, la ludopatia, vuoi per il maggior tempo dedicato al gioco ma soprattutto per aver mantenuto il medesimo tenore di vita” . Gianluca Pantaleoni sarebbe stato affetto da una grave forma di ludopatia, compulsiva, certificata dallo stesso Sert, che lo ha portato alla continua ricerca di soldi: gli inquirenti hanno parlato, nelle carte, di 900mila euro passati dalle sue mani in 3 anni.
Prossima udienza fissata per l’8 febbraio alle 14.