Sottoponevano lavoratori a turni di lavoro massacranti, ai domiciliari tre titolari di una ditta tessile

Anche 12 ore senza riposo settimanale per meno di due euro l'ora, senza nessuna tutela sindacale

Contrasto al sommerso e allo sfruttamento del lavoro. Questo il duplice obiettivo dell’operazione Prato in rete portata a termine questa mattina (13 settembre) dal nucleo di polizia economico-finanziaria e la polizia municipale di Prato.

Al centro delle investigazioni, l’avventura di un giovane cittadino di origine nigeriana provvisto di permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale ed ospitato in un centro di accoglienza straordinario, assunto – almeno nella fase iniziale, totalmente a nero – da una ditta tessile di Prato nel settore delle confezioni, gestita – di fatto – da tre cittadini di origine cinese (una coppia di coniugi ed un’ulteriore donna). Dopo alcuni mesi, ritenendosi vittima di condizioni di lavoro inaccettabili, il giovane ha interrotto il rapporto rivolgendosi allo sportello immigrazione del comune di Prato.

La segnalazione raccolta è stata inoltrata alla locale procura della repubblica ed affidata al sostituto procuratore dr. Lorenzo Gestri, che ha delegato l’indagine alla polizia municipale ed al nucleo di polizia economico-finanziaria di Prato data la sussistenza degli estremi del reato di sfruttamento lavorativo (articolo 603-bis del codice penale), nonché per accertamenti di natura finanziario patrimoniale per ricostruire l’arricchimento economico realizzato dal sodalizio di etnia cinese.

Le investigazioni, svolte anche attraverso appostamenti, pedinamenti e l’installazione di telecamere di sorveglianza, hanno confermato il reato di sfruttamento a danno di almeno nove lavoratori extracomunitari (cinque di origine africana, quattro cinese), perpetuato approfittandosi del loro stato di bisogno. Accertati massacranti turni giornalieri, di almeno 12 ore, senza fruizione di riposo settimanale con un corrispettivo orario inferiore a due euro, senza nessuna garanzia in termini di tutele sindacali. Rilevato inoltre l’utilizzo di macchinari sprovvisti degli idonei dispostivi di protezione individuale. Le indagini hanno identificato altri soggetti extracomunitari vittime dello stesso sistema di sfruttamento.

Gli accertamenti di natura patrimoniale hanno interessato i soggetti cinesi a capo dell’organizzazione che, attraverso il ricorso sistematico a prestanome, nel corso degli ultimi cinque anni hanno – di fatto – gestito due ditte di confezioni succedutesi nel tempo, negli stessi locali, con lo stesso personale ed i medesimi macchinari.

Alla luce dell’esito delle investigazioni, il tribunale di Prato ha deciso per gli arresti domiciliari nei confronti dei tre, eseguiti dai finanzieri e dalla polizia municipale stamattina (13 settembre). Si è proceduto inoltre al sequestro preventivo finalizzato alla confisca in via diretta e per equivalente, fino alla concorrenza di circa 60mila euro, del profitto del reato, costituito dai debiti previdenziali dovuti dalle due ditte individuali. Sottoposti a sequestro anche un autocarro nonché tutti i macchinari utilizzati nell’attività di impresa.

Fondamentale per le operazioni si è rivelato il contributo fornito da Usl, Inps ed Itl di Prato, grazie a cui è stato possibile cristallizzare le responsabilità dei tre cittadini cinesi ed accertare ulteriori elementi probatori, utili alle indagini sull’impiego di manodopera a nero e di lavoratori in clandestinità. Una preziosa e fattiva collaborazione tra istituzioni, a riprova di un collaudato ed efficace modulo di contrasto dei fenomeni illeciti della specie, in cui sono valorizzate le competenze dei vari organi ispettivi.

Esiste a Prato, ma non soltanto, un problema di sfruttamento lavorativo e il Comune di Prato, insieme con le altre istituzioni, se ne fa carico. Le istituzioni di questa città combattono ogni giorno contro questo reato infame con strumenti che tutelano chi denuncia e, come dimostrato, non si limita ad enunciarlo, ma lo fa con i fatti”. Il sindaco Matteo Biffoni ribadisce l’impegno continuo del Comune di Prato, in sinergia con la procura, le forze dell’ordine, Asl, Inps e Ispettorato del lavoro per contrastare lo sfruttamento lavorativo: “L’operazione Venus Ark, per la quale mi complimento con la procura di Prato, la polizia municipale e tutti gli enti coinvolti, ne è una riprova: lo sportello antisfruttamento del Comune di Prato funziona. Chi vive una condizione di sfruttamento lavorativo può e deve denunciare, perché la legge tutela chi denuncia e, se ce ne sono le condizioni, scatta il sistema di sanzione di chi viola le regole e di tutela delle vittime”, aggiunge il sindaco.

“Si parla di sistema Prato – chiosa l’assessore Simone Mangani – per indicare il sistema di sfruttamento lavorativo, ma esiste un sistema Prato di reazione della città, un sistema quasi unico in Italia che vede lavorare insieme, con un chiaro obiettivo condiviso di tutela delle persone e della legalità, il Comune di Prato, la procura, la Asl, l’ispettorato del lavoro, l’Inps. Quello che serve, lo ribadiamo, è il potenziamento degli organi periferici dello Stato in un territorio complesso come il nostro distretto”.

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