Concerie, il Consiglio regionale cancella l’emendamento finito nel mirino dell’inchiesta Keu

Domani si insedia la commissione d'inchiesta. Polemiche in aula sull'atteggiamento del Pd

Il consiglio regionale della Toscana abroga l’emendamento finito al centro dell’inchiesta Keu della Dda sul sistema conciario del comprensorio del Cuoio. Secondo l’accusa, quell’emendamento sarebbe servito a allentare i controlli sullo smaltimento dei rifiuti, al centro dell’indagine che ha provocato un terremoto.

Oggi come annunciato dall governatore Enrico Giani, è arrivata la cancellazione di quella norma, con l’ok a una nuova legge. A spiegare la ratio della proposta è stata Lucia De Robertis, Pd, presidente della commissione ambiente della Regione. “Questa legge è lo strumento, credo pienamente condiviso in quest’Aula, necessario per garantire un sistema misto rispettoso delle norme e della tutela dell’ambiente. Obiettivi che, come ho già detto in occasione delle comunicazioni dell’assessore Monia Monni e del presidente Eugenio Giani, perseguiva lo stesso sistema degli accordi di programma che negli anni hanno disciplinato il sistema della depurazione delle acque dei sistemi produttivi distrettuali del tessile, della meccanica, del conciario”.

Così la presidente della commissione Ambiente. ”La commissione ha dedicato due sedute all’esame del provvedimento, offrendo tutto lo spazio agli approfondimenti richiesti. Ne è scaturito – ha continuato la presidente De Robertis – un confronto cheha fatto emergere la linearità della scelta condivisa fra giunta e Consiglio di superare l’articolo 12 della legge approvata nel maggio scorso.Per tutelare il sistema misto toscano, per sgombrare il campo da equivoci e rischi di incertezze interpretative nel contesto economico-produttivo toscano. Incertezze – ha spiegato – che non sono nei procedimenti autorizzativi regionali che quell’articolo 12 hanno valutato non applicabile”.

”La proposta è dunque un atto a difesa di un sistema essenziale per la migliore compatibilità ambientale dei nostri principali distretti produttivi e per la funzionalità complessiva dello smaltimento delle acque reflue in Toscana. Un atto senza il quale – ha ribadito -, il contenzioso in essere potrebbe ingenerare deleteri effetti alla sostenibilità di questo sistema”.

La proposta di legge in sintesi interviene in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e, in particolare, sulle disposizioni regionali che disciplinano la depurazione delle acque a carattere prevalentemente industriale. Oltre all’abrogazione dell’articolo 12, si sostituisce lo stesso articolo 13-bis, disponendo che: non rientra nel servizio idrico integrato la gestione degli impiantidi depurazione di acque reflue a carattere prevalentemente industriale, anche se di totale o parziale proprietà pubblica;  industriale, anche se di totale o parziale proprietà pubblica; -tali impianti, se di proprietà pubblica, possono essere concessi in uso agli attuali gestori previa stipula di apposita convenzione con i co-muni proprietari. Essi possono essere utilizzati, per una quota minoritaria, anche per la depurazione delle acque reflue urbane;  i soggetti gestori del servizio idrico integrato possono stipulare apposite convenzioni con i gestori di questi impianti, al fine di realizzare la depurazione delle acque reflue urbane, dietro il pagamento di un corrispettivo determinato dall’Autorità idrica toscana(Ait); – è attribuita al dirigente della struttura regionale competente, l’autorizzazione al gestore di questi impianti a smaltire rifiuti liquidi, ”limitatamente alle tipologie compatibili con il processo didepurazione e a condizione che non sia compromesso il possibile riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi”.

Non sono mancate le polemiche.

La capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Toscana, Irene Galletti e la consigliera regionale, Silvia Noferi, intervengono a margine del voto in aula per l’abrogazione dell’articolo 12 della legge regionale 32 del 2020, sulle disposizioni in materia di depurazione a carattere prevalentemente industriale. La famosa norma incriminata che ha portato all’inchiesta Keu.

Dicono Galletti e Noferi: “Attendiamo da 40 giorni una presa di posizione della maggioranza sullo scandalo Keu, che non sia soltanto di circostanza, e oggi ritroviamo il Partito Democratico in stato confusionale, in una situazione irrimediabilmente aggravata dalla quale difficilmente gli attori politici coinvolti riusciranno a smarcarsi senza conseguenze.”

“Quanto poi rivelato dall’ex Presidente Rossi – incalzano le pentastellate – e cioè che la modifica di legge fosse stata oggetto di un parere preventivo da parte della precedente Giunta, risultato negativo, sconfessa la posizione di Giani, che in un primo momento si era dichiarato come il notaio imparziale che ratifica le decisioni del Consiglio. E’ difficile infatti immaginare che non ne fosse a conoscenza”.

“Domani si insedierà la Commissione d’inchiesta e chiederemo conto anche di questo – spiegano nella nota le esponenti cinquestelle – come chiederemo spiegazioni per il netto cambio di marcia di Giani, che con il voto di oggi in Consiglio ha di fatto abrogato la norma incriminata. Ben fatto. Ma perché allora non votare il nostro atto, presentato un mese fa in Aula e che chiedeva la stessa cosa?”

“Naturalmente auspichiamo che la Commissione di inchiesta Keu sappia far luce su questi e altri interrogativi che emergeranno dalle indagini politiche, ma una cosa è certa: se esponenti di spicco di questa Giunta risulteranno gravemente coinvolti, non basteranno le scuse, la parola dovrà tornare ai cittadini attraverso il voto”.

Anche Fdi solleva dubbi. “Abbiamo abolito un emendamento inutile, o il favore che qualcuno aveva tentato di fare a qualcun altro? L’ormai tristemente famoso ‘emendamento pro-concerie’ è stato abolito. Purtroppo non sono stati aboliti i dubbi che continuano ad esistere attorno a questo atto. Oggiabbiamo abolito un emendamento inutile, oppure il tentativo di qualcuno di fare un ‘favore’ a qualcun altro?”. Questo è quanto ha dichiarato oggi in aula Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano, durante la discussione sull’abrogazione dell’emendamento al centro dell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in toscana.

“Fino ad oggi – ha spiegato Torselli – la maggioranza aveva tenuto unalinea chiara: l’emendamento deve essere abolito perché è inutile, nessuno lo ha mai utilizzato e perché fu approvato senza che venisse dato troppo peso al contenuto. Oggi però, le due giustificazioni sono venute meno. Non è vero che l’emendamento non è stato utilizzato da nessuno: 2 soggetti privati hanno fatto appello a quell’emendamento, ricevendo il diniego da parte degli uffici. Cosa già di per se, molto strana. Seconda giustificazione: lo scarso peso che era stato stimato all’emendamento in sede di approvazione. Dopo le dichiarazioni di Enrico Rossi, anche questa tesi diventa insostenibile. Se Rossi non siè inventato tutto, pur di attaccare Giani e l’attuale Giunta, la maggioranza aveva ricevuto le prime richieste dai conciatori di Santa Croce nel 2018, mentre lo stesso Rossi avrebbe consigliato a Pieroni eagli altri firmatari dell’emendamento ‘di non presentare l’atto, per non fare una cazzata’”.

“Dopo le dichiarazioni di Rossi – prosegue ancora Torselli – viene messo in dubbio anche il ruolo di ‘notaio’ del Presidente Giani. Se fino ad oggi il Governatore aveva detto di essersi limitato a mettere in votazione un normale emendamento, Rossi lo accusa addirittura di aver tenuto un comportamento ‘subdolo’ per favorirne l’approvazione”.

“La guerra intestina interna al Pd – conclude l’esponente di Fratelli d’Italia .- dove ormai sono al ‘tutti contro tutti’, oggi ha fatto perdere al Consiglio regionale l’opportunità di abrogare all’unanimità l’emendamento ‘dello scandalo’ nella massima trasparenza. Alla fine l’emendamento sarà abrogato, ma i dubbi resteranno tutti intatti al loro posto”, conclude il capogruppo Fdi.

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