Giovane operaia di 22 anni muore incastrata in un macchinario: la tragedia a Montemurlo

Immediati i soccorsi ma ogni tentativo di salvare la ragazza è stato vano

Tragedia a Oste di Montemurlo, in provincia di Prato, all’interno di una orditura di via Garigliano.

Una giovane madre di 23 anni, Luana D’Orazio, di Agliana in provincia di Pistoia, è morta a seguito di infortunio sul lavoro avvenuto nella mattina di oggi (3 maggio).

Sul posto, oltre al pm di turno, i carabinieri e il personale Asl per la sicurezza nei luoghi di lavoro, anche i vigili del fuoco del distaccamento di Montemurlo, con il supporto del personale proveniente dalla sede centrale di Prato

Il medico del 118 non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.

Da quanto ricostruito la giovane operaia sarebbe rimasta intrappolata in un macchinario, dopo essere stata risucchiata dentro. Immediato l’allarme al 118 da parte dei colleghi d lavoro, Ma all’arrivo del personale sanitario ormai non c’era più niente da fare. Ad estrarla, dopo il nulla osta del magistrato,  sono stati i pompieri.

Il macchinario e l’area dove è avvenuto l’incidente mortale sul lavoro sono stati posti sotto sequestro.

“La notizia della morte di una giovane operaia, e madre di una bambina, è terribile. Esprimo solidarietà e vicinanza alla famiglia della donna. Questa tragedia ci sprona ulteriormente a impegnarci senza sosta per rendere più sicuri i luoghi di lavoro in tutta la Toscana e chiama ancora una volta alla responsabilità di tutti”. Lo dichiara il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

“Per parte nostra – aggiunge il presidente – non faremo venir meno la scelta di investire sui controlli, sulla prevenzione e sulla cultura diffusa della sicurezza. La sicurezza è un elemento fondante per una buona qualità della vita, per una società coesa e giusta, per la dignità del lavoro”.

“Oggi una ragazza di 23 anni è morta in una fabbrica tessile di Prato. Voglio esprimere il mio cordoglio personale e di tutto il Consiglio per questa ennesima tragedia che colpisce il mondo del lavoro in Toscana – dichiara il presidente dell’assemblea regionale Antonio Mazzeo – Mi auguro  che siano appurate eventuali cause e responsabilità dalle autorità competenti, ma nello stesso tempo sento forte il dovere di denunciare una situazione che ancora oggi mette a rischio le vite di troppi lavoratori nella nostra regione. I numeri ci dicono che si registrano ancora oltre 5 morti sul lavoro al mese e questo nonostante un impegno costante da parte della Regione attraverso i dipartimenti sicurezza delle proprie Asl, dei sindacati e delle altre parti sociali. Questo  significa che abbiamo l’obbligo di intervenire ancora di più e ancora meglio. Perché il diritto alla salute e alla sicurezza nel lavoro non può essere un diritto negoziabile. Su questo, credo, che la politica e le istituzioni debbano fare un significativo  passo in avanti sia per una nuova qualità del lavoro sia per i controlli e le eventuali azioni a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.

“È inconcepibile continuare a morire sul lavoro. È ancor più inaccettabile la morte di lavoratori giovanissimi, oggi di una giovanissima madre”. Lo scrivono in un comunicato Cgil, Cisl e Uil e Filctem, Femca e Uiltec di Prato, nel quale denunciano per l’ennesima volta come esistano ancora luoghi di lavoro lontani dagli standard di sicurezza previsti.

“Le organizzazioni sindacali pratesi – scrivono – esprimono le loro condoglianze e i sentimenti più vivi di vicinanza ai familiari della vittima. La tragedia di stamani è, dall’inizio dell’anno, il secondo incidente mortale sul lavoro nella nostra provincia. Ed è il secondo che ha come vittime lavoratori giovanissimi. Se le cause della tragedia saranno all’esame dell’autorità competente, alla quale spetterà stabilirne circostanze e responsabilità, non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. E’ come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo invece che una condizione imprescindibile. La morte di due ventenni nell’arco di tre mesi deve far riflettere sugli investimenti operati in termini di formazione e di acquisizione di competenze. Non è sufficiente constatare che i giovani sono i più colpiti dalla crisi provocata dalla pandemia, bisogna investire su di loro e offrire loro sbocchi occupazionali che non siano più precari o insicuri”.

Gessica Beneforti di Cgil Toscana e Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana) esprimono cordoglio e rabbia: “Inaccettabile”. “Una tragedia del lavoro, una tragedia umana che ci sconvolge – afferma Beneforti – Non essere riusciti a fare abbastanza per evitarla ci dilania come sindacato e come persone. Di nuovo siamo a chiedere una più incisiva assunzione di responsabilità collettiva, a partire dalle azioni delle istituzioni e degli organi a cui compete il dovere di indirizzo, vigilanza, controllo e sanzione, e dalla necessità di contrastare con forza l’idea sempre più marcata che la sicurezza sia un costo e non un investimento prima di tutto sulla vita”.

“Morire a 23 anni di lavoro e lasciare una piccola creatura – commenta Orlandi – Morire dentro l’ingranaggio dell’orditoio, quella macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che poi costituirà la trama del tessuto, appunto l’ordito, dal quale deriva il termine ordire. Possiamo davvero assumerci la responsabilità di una cospirazione, tanto è ingiusto e insopportabile morire di lavoro. Morire di lavoro a 23 anni, in una azienda e per colpa di un macchinario, sembra di raccontare una realtà diversa da quella che dipingono i nostri e le nostre giovani svogliati, insofferenti, disadattati e stanchi. C’è chi lavora e quel lavoro se l’è portata via. La responsabilità di far morire di lavoro riguarda tutti e tutte noi. Non è sfortuna, non è sventura e non è neanche solo colpa di tutti quei soggetti preposti a salvaguardare la salute e la sicurezza di chi lavora. Riguarda la responsabilità collettiva di tollerare la superficialità e l’incuria, di non accanirsi abbastanza per il rispetto delle regole, degli orari di lavoro, dell’accurata manutenzione delle strumentazioni dei macchinari, sempre e comunque. Perché le tragedie accadono e allora, solo in queste circostanze, pensiamo a come avremmo potuto evitarle. Un affettuoso saluto alla giovane lavoratrice, un abbraccio ai suoi genitori e alla sua piccola bimba, promettendole di non stancarci mai di vigilare sulla sicurezza di chi lavora”.

“Un ennesimo e atroce incidente sul lavoro ha spezzato una giovane vita, un dramma che sconvolge e lascia sgomenti. L’Ugl esprime cordoglio alla famiglia di Luana, giovane di 22 anni e madre di una bambina – dichiarano in una nota congiunta Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl e Giuseppe Dominici, segretario regionale Ugl Toscana – deceduta dopo essere rimasta intrappolata in un orditoio in un’azienda tessile a Oste di Montemurlo, in provincia di Prato. Una morte inaccettabile che addolora e indigna profondamente. Chiediamo alle Forze dell’Ordine di fare piena luce sulle cause di tale tragedia. In occasione del Primo Maggio abbiamo chiesto di implementare le tutele e le garanzie per i lavoratori rafforzando i controlli, la formazione e la cultura della sicurezza soprattutto nei settori dove il rischio infortunio è maggiore. Per onorare la memoria di Luana e di tutte le vittime sul lavoro, l’Ugl continuerà a battersi sensibilizzando le istituzioni e l’opinione pubblica sul triste fenomeno delle morti bianche e ribadendo ancora una volta: basta stragi”.

“Vogliamo, innanzitutto – afferma Elisa Montemagni, capogruppo in consiglio regionale della Lega – esprimere la nostra vicinanza ai familiari della giovane operaia che ha perso la vita in un’azienda di Montemurlo. Una morte resa se possibile ancora più straziante dal fatto che la donna era da poco diventata mamma. Questo dramma, sommato ad altri accaduti nei mesi scorsi in Toscana deve, dunque, far attentamente riflettere le istituzioni che a questo punto, sono chiamate a fare ancora di più per scongiurare che si ripetano episodi così tragici”.

“Non sono più sufficienti le parole di circostanza – conclude la rappresentante della Lega – ma è doveroso, dunque, un impegno serio e costante da parte di tutti per rendere più sicure le nostre imprese“.

“Tutta la Toscana piange Luana – commenta la deputata della Lega Donatella Legnaioli –  Spezzata la vita di una giovane lavoratrice. Una figlia piccola che rimane senza mamma. Un dramma nel dramma. L’ennesima, inaccettabile morte bianca richiama tutti, politica e istituzioni innanzitutto,  a fare molto di più affinché la sicurezza nei luoghi di lavoro sia totale”.

Luana D’Orazio viveva a Pistoia, aveva 23 anni ancora da compiere, tutta la vita davanti a sé ed un figlio di 5 anni da crescere. Invece è morta mentre lavorava, rimanendo impigliata nel rullo dell’orditoio in un’azienda tessile di Oste di Montemurlo. Le federazioni di Sinistra Italiana di Pistoia e Prato esprimono il dolore e la vicinanza ai famigliari di Luana di tutti i propri iscritti per questa morte terribile e, allo stesso tempo, ritengono necessario affermare con forza che non è accettabile che si continui a morire sul posto di lavoro: “L’Italia – commentano –  è una Repubblica fondata sul lavoro, che deve essere buono, stabile e, soprattutto, sicuro per la salute e la vita dei lavoratori. Le autorità competenti svolgeranno le indagini e assumeranno i provvedimenti di loro competenza. Dal nostro punto di vista ribadiamo che investire in sicurezza sul lavoro è un obbligo legislativo, morale, civile e contrattuale. L’aumento dello sfruttamento, il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, il ricatto del posto di lavoro, la precarietà, sono tra le cause principali dell’aumento degli infortuni, delle morti e delle malattie professionali. Deve essere fermata la strage giornaliera di lavoratori che si ammalano e muoiono per infortuni e malattie professionali. E’ inaccettabile che chi lavora rischi infortuni o perda addirittura la vita. Ci rivolgiamo agli organi di vigilanza, alle istituzioni pubbliche: è necessario intervenire con urgenza. Basta morti sul lavoro!”.

Anche il Consiglio Regionale deve occuparsi di diritti dei lavoratori e sicurezza sui luoghi di lavoro, si apra immediatamente una riflessione profonda in Commissione Sanità e Politiche sociali. La nuova tragedia avvenuta a Montemurlo, nella quale ha perso la vita una giovane donna per di più all’indomani del 1° maggio, ci sbatte in faccia un lavoro sempre meno sicuro. Chiedo al Presidente della Commissione, di cui faccio parte, di convocare l’assessore regionale alle Attività produttive Marras per una prima audizione e, poi, calendarizzare un percorso di approfondimento sul mondo del lavoro – annuncia il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Diego Petrucci. Nel mondo del lavoro si è ormai stabilizzata la precarietà. E se questo è sempre sbagliato lo è ancora di più quando si tratta di aziende a partecipazione pubblica. La cessione di Toscana Aeroporti Handling, in fase avanzata e che porterà ad una totale privatizzazione della stessa, è soltanto uno di questi esempi. Ci si deve interrogare sul rapporto tra business duro e crudo e il tema dei diritti e delle garanzie dei lavoratori. E visto che Toscana Aeroporti ha ricevuto dieci milioni di euro dalla Regione Toscana, a maggior ragione ci si aspetta che vengano messe in pratica politiche che non siano ispirate solo al profitto, ma che tengano conto dei diritti e delle garanzie dei lavoratori! Non si può pensare che i lavoratori siano solo numeri e che le aziende, soprattutto quelle a partecipazione pubblica, non aprano una riflessione complessiva sui costi sociali ed economici causati dalle stesse politiche aziendali messe in campo”.

“Cordoglio e rabbia – le parolem del senatore viareggino dei Cinque Stelle Gianluca Ferrara-  Cordoglio alla famiglia della giovanissima madre operaia Luana D’Orazio morta sul lavoro a soli 22 anni. Rabbia per un fenomeno semplicemente inaccettabile: centottanta morti sul lavoro nei primi tre mesi dell’anno, due al giorno. Non si può più affrontare il lavoro con la mentalità di cinquanta anni fa, la tecnologia che fa passi da gigante in termini di sicurezza va assimilata nel sistema produttivo come condizione indispensabile e non come un costo, perché è così che talvolta viene vissuta. Stiamo affrontando un periodo molto delicato per il mondo del lavoro ma l’emergenza produttiva da Covid, la fretta di recuperare il tempo perso non deve assolutamente mandare in secondo piano la sicurezza dei lavoratori. La dignità della persona passa anche attraverso il lavoro, per questo occorre lottare per il salario minimo, per la sicurezza e la legalità con concorrenza leale fra le imprese che in questo momento stanno vivendo un periodo critico”.

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