Cinquemila tonnellate di liquami in un tombino, tre arresti in due aziende toscane

Da quanto ricostruito dalla guardia di finanza venivano eseguiti spurghi e svuotamenti di pozzi neri in immobili residenziali ricevendo pagamenti senza fattura

Ben 5mila le tonnellate di liquami in un tombino. La guardia di finanza di Livorno e Piombino, nell’ambito dell’operazione Stop Stinks, ha arrestato tre persone. Dieci gli andagati in due aziende toscane in alta Maremma. Nell’indagine sono stati ricostruiti centinaia di sversamenti nella rete fognaria pubblica.

Eseguivano spurghi e svuotavano pozzi neri in immobili residenziali ricevendo pagamenti senza fattura. Poi si liberavano degli scarichi dei privati facendoli defluire nel tombino di un piazzale aziendale.

Il blitz delle fiamme gialle, con la sezione di polizia giudiziaria dell’Arpat di Firenze, su delega della direzione distrettuale anti mafia, per smantellare un sistema di gestione illegale di rifiuti e di connessa evasione fiscale in Alta Maremma, ha portato a indagare 10 persone, 3 delle quali sottoposte agli arresti domiciliari, denunciate per aver organizzato mediante due società una serie di riprovevoli traffici. Sono anche stati sequestrati un impianto aziendale e 340mila euro costituenti il risparmio illecito.

Nell’inchiesta sono emerse le dubbie dinamiche di svuotamento di fognature, pozzi neri e fosse settiche di civili abitazioni e impianti industriali, operazioni non interrompibili e necessarie anche con l’emergenza pandemia. Le lamentele dei cittadini per le maleodoranze percepite poi hanno fatto il resto. Le fiamme gialle si sono trovate ad approfondire le modalità di smaltimento del liquame prelevato da giardini e villette nelle campagne della provincia di Livorno. Già dai primi sopralluoghi è stato possibile documentare come il rifiuto liquido contenuto nelle autobotti, invece di essere conferito presso gli impianti di smaltimento o recupero, veniva sversato direttamente in un tombino. Le successive indagini svolte sotto il coordinamento della Dda della procura di Firenze ed eseguite dai finanzieri anche con video-intercettazioni e localizzatori di precisione, hanno permesso di comprovare in soli tre mesi 143 sversamenti direttamente nella rete fognaria sotterranea pubblica, effettuati mediante l’apertura del tombino a essa collegato all’interno del piazzale di una delle due aziende.

Quantificate 5mila600 tonnellate di rifiuti complessivamente sversati in tre anni, con l’ottenimento dei 340mila euro di illecito risparmio prodotto per effetto del mancato smaltimento presso impianti autorizzati.

Lo sviluppo delle indagini tecniche ha inoltre permesso di dimostrare come la società – all’interno di un’area preposta a regolare discarica, gestita da una seconda società sempre di gestione di rifiuti – abbia eseguito numerose operazioni di smaltimento illecito di fango di percolato che da appositi silos di contenimento veniva incredibilmente sversato sul fronte della medesima discarica anziché smaltito con maggiori spese presso impianti autorizzati.

Per tre dei 10 responsabili, il gip di Firenze ha disposto gli arresti domiciliari, in quanto le condotte tenute nel corso delle indagini hanno denotato una pericolosità sociale tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi.

Allo stato attuale, in base a una preliminare ricostruzione relativa alla prima società di gestione di rifiuti, il mero raffronto tra le prestazioni di spurgo eseguite e quantificate per mezzo delle indagini tecniche e le fatture emesse e indicate nel sistema della fatturazione elettronica ha permesso di appurare che la srl era solita incassare in nero due prestazioni di spurgo e/o scovolatura su tre, con una mancata dichiarazione di ricavi, conseguiti in tre anni, stimata in oltre 1 milione di euro, più Iva.

 

 

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