Ecomafia, Toscana settima in Italia per numero di reati

Secondo il dossier annuale il numero totale dei reati è passato da 1900 a oltre 2000

Ecomafie ed ecoreati, la regione Toscana è settima in Italia. La nostra regione guadagna una posizione rispetto allo scorso anno ma le buone notizie finiscono qui. Secondo il dossier annuale di Legambiente presentato oggi a Roma il numero totale dei reati commessi ie è aumentato rispetto allo scorso anno passando da 1900 a oltre 2000, ma in misura minore rispetto ad altre realtà e questo spiega la classifica migliorre.

Ma per numero totale di sanzioni amministrative la Toscana e la Puglia sono le regioni italiane più colpite. Le uniche due a superare quota 7mila un numero impressionante.

1609 le persone denunciate e 13 quelle e arrestate, sono stati effettuati 245 sequestri e commessi 5900 illeciti amministrativi. Quest’anno Livorno è nella top ten nazionale delle peggiori e ha superato Firenze nella classifica regionale.

Nel 2022 non si arresta la morsa delle ecomafie. I reati contri l’ambiente restano ben saldi sopra la soglia dei 30mila, esattamente sono 30mila 686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3 per cento), alla media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67mila 30 (con un incremento sul 2021 del +13,1 per cento): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi – le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100mila (97mila 716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora).

Ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere su cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti. A farla da padrone quelli relativi al cemento illegale, (dall’abusivismo edilizio agli appalti) che ammontano a 12mila 216, pari al 39,8 per cento del totale, con una crescita del +28,7 per cento rispetto al 2021. Crescono del 26,5 per cento le persone denunciate (ben 12mila 430), del 97 per cento le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, addirittura del 298,5 per cento il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro.

Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3 per cento rispetto al 2021) e 5mila 486 persone denunciate (+7,6 per cento). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5mila 606, (−33,8 per cento), sia delle persone denunciate (6mila 87, −41 per cento), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Crescono anche gli illeciti amministrativi (10mila 591, +21,4 per cento) e in misura leggermente minore le sanzioni, che sono state 10mila 358, pari al +16,2 per cento. Al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5mila 207, con una riduzione del – 3,3 per cento). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7 per cento) e i sequestri (122, con un +14 per cento).

Come sempre, un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41mila 305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022. Infine, a pesare e a preoccupare è il virus della corruzione ambientale – censite da Legambiente dall’1 agosto 2022 al 30 aprile 2023 ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale – il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza), e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse filiere analizzate nel Rapporto resta stabile a 8,8 miliardi di euro.

Regioni e province colpite dalle ecomafie. La Campania si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (ben 4mila 20, pari al 13,1 per cento del totale nazionale), persone denunciate (3358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative comminate (10mila 11). Seguita dalla Puglia, che sale di una posizione rispetto al 2021, con 3mila 54 reati. Terza la Sicilia, con 2.905 reati. Sale al quarto posto il Lazio (2mila 642 reati), che supera la Calabria, mentre la Lombardia, sesta con 2mila 141 infrazioni penali e prima regione del nord, scavalca la Toscana, in settima posizione. Balzo in avanti dell’Emilia-Romagna, che passa dal 12esimo all’ottavo posto, con 1468 reati (circa il 35 per cento in più rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali. Tra le new entry si segnala la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni.

Cosa serve mettere in campo. Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini. Dieci le proposte di modifica normativa presentate oggi dall’associazione ambientalista per rendere più efficace l’azione delle istituzioni a partire dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello, anche in vista della prossima direttiva dell’Unione Europea sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l’attuale legislatura europea. È necessario, sul versante nazionale, rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto a cascata, quanto previsto dal nuovo codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il Pnrr. Dal punto di vista legislativo, occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel Runts, il Registro unico nazionale del terzo settore.

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